04 luglio 2007

Meditazioni jenesi - Dubbi

Se Prodi dice stronzate, Bondi cosa dice?

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23 giugno 2007

Meditazioni jenesi - Eureka!

Studio aperto non è un varietà, non è un talk show, un tabloid e neppure un vaudeville o un esperimento di montaggio trash degli avanzi dei film di Lynch. Studio Aperto, l'ho capito, è un programma di satira sul giornalismo italiano.
Ci sono arrivato solo adesso che hanno ripreso para para la trama de "I Tesoretti" per un loro servizio.
Però l'hanno fatto in vernacolo romano, per venire incontro alle nostre capacità mentali.
In onda oggi alle 18,30 su Italia1 (qui se ve lo siete perso).
Quello che non ho capito è se sono loro a fare satira sul Tg2 o viceversa.

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09 giugno 2007

Meditazioni jenesi - dispiaceri

SESTRI PONENTE - "Buffone, vattene a casa". Decine di persone accolgono così il leader Cdl. Il suo commento: "Solo quattro illiberali, la maggioranza è con me". D'Alema "dispiaciuto per l'episodio di inciviltà".

(leggi tutto)

Questo blog si limita, in una nota, a dirsi "dispiaciuto per l'episodio di inciviltà" di cui il quartiere è stato vittima.


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30 maggio 2007

Meditazioni jenesi - avanzi

L'aspetto sublime dell'avere sul comodino accanto al letto "No No No, Ratzy non è gay" sta tutto nella copertina. Il libro di per sé è un po' una sòla. E non vale quello che costa. Ma il piacere di guardare la faccia del vecchio che stringe sorridente un mazzolin di fiori col prestante compare bavarese al fianco e potervi deporre serafico i preservativi usati e fazzoletti umidi di sapete voi cosa è una gioia che non ha prezzo.


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06 maggio 2007

Meditazioni jenesi - ermeneutica

Le agenzie hanno battuto da pochi giorni la notizia del pacco con pallottole recapitato a S.E. card. Bagnasco.
Ci ho riflettuto attentamente: imbecillità politica di qualche idrocefalo sedicente rivoluzionario combattente o perversa astuzia cardinalizia di intortamento dei mass-media?
Poi ho capito, ho capito che è un problema di ermeneutica. Spesso, si sa, è questione d'interpretazione.
Un pacco con dei proiettili.
Minaccia di morte?
Pacco mortale! Eureka!
Pacco mortale, ovvio, no? Da che mondo è mondo, proprio quel che si dice di una persona terribilmente noiosa.
Eminenza non si preoccupi: erano solo goliardiche considerazioni sulla sua raggiante vitalità!

[Mi raccomando: ricordatevi le arance quando passerete a trovarmi!]


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21 aprile 2007

Meditazioni jenesi - sacra famiglia



Firenze, 24-26 maggio 2007
24 maggio - Palazzo Vecciho, Palazzo dei Congressi
25 maggio - Palazzo dei Congressi, Palazzo degli Affari
26 maggio - assemblea plenaria a Palazzo dei Congressi
con la presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro della Famiglia tedesco

11 aprile 2007

Riflessioni jenesi - Fertilità

"Devo dire che sei molto fertile in questo periodo.""Ecco perché non batto chiodo da una decina di giorni. Ormai sono così donna che mi viene anche il periodo fertile. Via, farò chiudere queste tube di falloppio, sedando il conflitto tra genio e sesso"

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28 marzo 2007

Meditazioni jenesi - l'intercessione è riuscita

Dio ascolta Madonna
(God listens to Madonna)

e adesso un piccolo extra sulla creazione dell'universo




Everything started with the big bang. It was saturday night and God and his roommate Shug were armwrestling.
Shug: "Ha ha ha, you go down man!"
Prrrr!
Shug: "Oh dude, that is sick!"
God: "Yeah! UNDEFEATED!!! Oh, wait, wait wait wait, here comes another one. Quick, give me your lighter."
Bang!
Then, over millions of years, evolution took its course...
...of course I'm obligated by the state of Kansas to present the Curch's alternative to the Theory of Evolution...

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07 marzo 2007

->

(click the above image)

SCIARADA DOPPIA (5 10 = 5 7 3)
ponderazione di sfinteri filosofici

(la soluzione prossimamente su peace-ano)

02 marzo 2007

#22 - Moving

mov·ing
adj.
1. Che cambia o in grado di cambiare posizione: a moving target. (mobile)
2. Che fa riferimento o coinvolto in un trasloco di mobili da un luogo all’altro: moving expenses; moving van. (di/per/in trasloco).
[…]
5. Che suscita o può suscitare emozioni profonde: a moving account of the tragedy. (commovente)

Avevamo annunciato un fallimento e un cambio di gestione. Eccoci.
Piss-ano ha fatto sei mesi. Qui dal 29 settembre, l’ipotetico 29 febbraio segna il semestre. Non è l’età adulta, è l’età dei miei blog. Piss-ano ha un fratellino da lasciare crescere e per crescerlo era necessaria la pace (d)e(i) sensi. Adesso è tempo di andarsi a riprendere peace-ano.
Piss-ano ha vertiginosamente incrementato la produzione di piacere attorno a sé e riguadagnato la pace (d)e(i) sensi nell’occhio del ciclone. Così difficilmente ci sarà peace-ano senza tumulto di piss-ano. La circonvoluzione per dire che le jene resteranno con voi, e forse non solo quelle. Dopotutto nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Ma i frammenti di diario epico hanno bisogno di una grammatica del mito, hanno bisogno di uno o più eroi attorno ai quali addensarsi. Ci vuole un gioco combinatorio ma non abbiamo ancora tutti gli elementi. La scommessa è che giocandolo se ne potrà inventare qualcuno.
Moving, indeed.



Ah, già, la meditazione jenese… be’, un evento scuote il paese nelle viscere e sin nelle fondamenta, una battaglia all’ultimo voto. Solo un commento si può fare sulle liriche di questo 57° Festival di Sanremo:

Versi Bestiali

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25 febbraio 2007

Habemus Librum!

Dominio&Silenzio
-percorsi dell'identità maschile negli studi contemporanei-

ho finito - libiamo!
se tutto va come deve (e preghiamo l'editora), ci vediamo tra qualche mese in libreria
per i tipi de Il Dito e La Luna
con questa copertina? non so ancora...

vi prego vi scongiuro vi imploro
subissatemi di reazioni entusiastiche anche se non avete capito cos'è

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23 febbraio 2007

Meditazioni jenesi - moralità

Integrità morale, coerenza con la propria storia, disprezzo del compromesso politico in nome di un ideale più alto. Questo è la conferma che "I sentimenti più meschini hanno ancora per la Jeune-Fille il prestigio della loro sincerità.
Ma il vero punto è: stiamo parlando della coppia Rossi-Turigliatto o Carra-Binetti?

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22 febbraio 2007

(riflessioni jenesi) (sentenza)

(presto riapertura con nuova gestione)


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Meditazioni jenesi - rossi di rabbia

Il governo è caduto.
Finalmente un segno di rottura.

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19 febbraio 2007

#21 - Terrorismo? Diamoci un Taglio!

Manifesto per la Vasectomia Collettiva

– direttamente ispirato all’MCTF –

chiudiamo le tabaccherie per sconfiggere il tabagismo, tutti i bar per sconfiggere l’alcoolismo, i governi per sconfiggere i responsabili delle strategie del terrore, tutti gli organi di informazione per sconfiggere la minchionite acuta (contagiosissima, deleteria, uno dei sintoni è il revisionismo e le bolle dell'attenti al lupo splat), le chiese per sconfiggere l’idiozia e via via di questo passo possiamo arrivare a chiudere le tube di falloppio delle mamme perché spesso generano coglioni

(dal documento inaugurale dell’MCTF)

1. Il Movimento per la Vasectomia Collettiva (d’ora in avanti abbreviato in MVC) fa sua l’analisi e i principi ispiratori del Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio (d’ora in avanti abbreviato in MCTF).

2. L’MVC declina al maschile le conclusioni dell’MCTF e, ritenendo che anche gli uomini abbiano la loro parte di responsabilità e debbano farsene carico, si affianca a quest’ultimo con la ragionevole proposta di una vasectomia collettiva.

3. L’MVC ribadisce con forza e a tratti con veemenza che la propria ragion d’essere è nello stato delle cose nonché nella ragion di stato. L’MVC porta alle loro logiche conseguenze le contromisure statali ai fenomeni terroristici e le estende a tutti i fenomeni disdicevoli. La sicurezza (security) dei cittadini viene al primo posto, anche quando essi siano erroneamente convinti del contrario.

4. L’esistenza dell’MVC è coestensiva alla persistenza di ogni fenomeno terroristico, idiotico, stronzo o tascio. Lo slogan ufficiale e registrato sotto creative commons è “Diamoci un taglio!”.

5. Il sostegno a tutte le proposte di esplicitazione della consequenzialità logica di ogni intervento statale a favore della dignità di un po’ quello che cazzo pare al potente di turno è automaticamente dato dall’MVC e, se possibile, rideclinato al maschile. In particolare l’MVC aderisce alla proposta di seppellimento degli assorbenti usati lanciata in Lombardia per corroborare l’iniziativa formigoniana di sepoltura dei feti/embrioni e avanza la proposta di sepoltura per preservativi usati, lenzuola macchiate da polluzioni notturne e qualsiasi altro ricettacolo di sperma possibile (ivi compresi i terroristi di culo che pratichino il bareback). L’MVC pretende altresì di sapere dove diamine sono finiti tutti gli spermatozoi adesso che non c’è più il limbo. Retroattivamente si vuole anche sapere se i buoni dell’era pre-cristiana e i buoni non battezzati – ivi compresi numerosi filosofi e re – siano stati finora a sguazzare spiacevolmente nei frutti degli sprechi d’infami onanisti o se disponessero d’ambienti separati.

6. In appendice, l’MVC chiede che, in ragione dell’uso troppo diffuso che se ne fa presso il vasto popolo dei prototerroristi, la stella a cinque punte venga rimossa dal simbolo della Repubblica Italiana, coerentemente con la stigmatizzazione cui è attualmente oggetto.

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18 febbraio 2007

meditazioni jenesi - in traduzione

un prete cattolico e l'acne

D: Qual è la differenza tra un prete cattolico e l'acne?
R: Almeno l'acne aspetta che tu sia adolescente prima di venirti in faccia.

prontamente tradotto da www.loljesus.com, perché non si può negare questa perla al pubblico italico ed era un necessario passo per la presentazione dell'MVC al pubblico di questo blog.

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15 febbraio 2007

#20 - Senza Veli

Il compito di questa settimana recita:
«Scriviti una lettera d'amore bella e lunga»
…d’altronde se non ci pensa nessun altro…


Con te già l’incipit è difficile. Qualsiasi “Caro” o “Carissimo” ti rimanderebbe alla pubblicità della coop; so che penseresti all’ambiguità economica del termine e affermeresti con stizzita perentorietà che “venticinque euro per un signor pompino è un prezzo da svendite per cessazione attività!”

E con questa esplicitazione il problema dell’incipit l’abbiamo superato – bisogna sempre andare al livello metadiscorsivo, vero? Godi nel rendere la vita difficile agli altri o cosa? – ma mi tocca scrivere, a te, una lettera d’amore, e bella per giunta. Scrivere a te che sulla porta avvisi gli incauti pretendenti con un biglietto rosa: “Quel che ancora si chiama “amore” non è altro che il feticismo legato ad una merce particolare: la merce umana”. Furia misantropica e spocchiosa.

No, tu l’amore non lo vuoi. Non sono né le coccole rituali né labbra bollenti sul collo, non sono morsi appassionati sui capezzoli né stare avvinghiati su un letto profumato. So bene che tutto questo è solo l’imprescindibile conditio erotica sine qua non. È per questo che ti amo, per la sensualità elaborata che promani, la sensualità di un quadrato bianco su fondo bianco. Ogni gesto è il frutto di una combinatoria di elementi formali in cui ogni significante è trattato come le parole dalle quali estrai polisemie impreviste, suggestioni insperate, fantasmi. L’amore per te è un gioco linguistico, un esercizio di stile, una favola che attende di essere trasformata in mito. Su questo terreno io stesso – io/te – non sono in grado di vincerti e conquistarti; posso al più strapparti un sorriso compiaciuto.

Questa lettera d’amore sta diventando la lettera di un disperato che si guarda allo specchio con ironia angosciata. Anzi no: sei così perverso da impedire che l’angoscia sopravvenga, che il dramma si svolga, che si arrivi ad una qualche catarsi. Il tuo compiacimento intellettuale deforma la faccia in una maschera sardonica. Il sadico e il masochista s’incontrano e continuano a scambiarsi i ruoli. Vertigine etica e abisso di nefandezze. È per questo che ti amo, perché sei un’inezia moltiplicata e deformata in mille modi, fino ad occupare gli spazi siderali e gli interstizi subatomici. Incontenibile sia nella direzione dell’infinitamente piccolo che verso l’infinitamente grande, manchi di senso della misura. Arrenditi: non sei ancora un mito. Non sei neppure in grado di scriverti una lettera d’amore. Cosa ci vuole a snocciolare enciclopedicamente tutti i tuoi pregi, a esaltarli poeticamente per poi precipitarli abilmente nella monnezza dicendo che ad elogiare e amare i pregi sono bravi tutti ma poi – e citeresti Rilke – è dei difetti che ci s’innamora? Cos’è una lettera d’amore se non ancora una combinazione sapiente di elementi minimi accostati artigianalmente fino a quando non assumono senso dando l’illusione di restituire qualcosa a chi legge? Solo un altro prodotto letterario… No, non è questo che scalderà il tuo cuore.

Se fossi pessimista diresti che esso batte pleonasticamente. L’umorista in te direbbe che no: il cuore batte perché repetita juvant. L’analista osserverebbe che sistole e diastole non sono che un’endiadi. Ma no, le potresti combinare in una simploche, e via retorizzando… È questo il difetto che amo di te, che a discapito di tutti i tuoi giochi di parole non sai dire che quelli sono tutti tentativi di strappartelo via per donarlo a qualcuno. Bisogna essere te stesso per simpatizzare con la tragedia e l’eroismo di questa cosa. È per questo che hai rinunciato all’amore, perché in fondo non sei un comunicatore.

Adesso però per favore non piangere
non farne un dramma patetico
ripetiti
ricordati
che è un dono
che non potresti vivere neppure
se non ci fosse
in te
questa tensione etica a trasformare tutto in un gigantesco scambio di doni
e di cuori
e non pensare a
Mauss LéviStrauss Malinowski Bourdieu
Sanvalentino è stata l’occasione perché ti potessi regalare questa riflessione. Stropicciati un po’ gli occhi, sorridi un po’ meno sardonicamente. Ti amo.

E adesso va’, e continua a cercare il modo di donare questo benedetto cuore. Il mondo ha bisogno di eroi, gli eroi hanno bisogno di un mito che li accolga. Scrivilo.
Dio te ne sarà grato e chissà, potresti anche finirci invischiato in una strana storia. Fra l’altro Dio scopa da dio. Fidati.

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13 febbraio 2007

#19bis - Le interviste impossibili

Giocandolo incontra il Signore degli Organi (seconda parte)

“Be’, la vedo alterato ma spero di non averla fatta chiudere in sé stesso con questo argomento. Lei ha senza dubbio tutte le ragioni del mondo a lamentarsi, ma, si sa, a certi onori corrispondono oneri altrettanto grandi.”
“Temo di non seguirla. C’è qualcosa che mi sfugge… è raro che qualcosa mi sfugga – lei può ben capire. Raro e imbarazzante. Sia più chiaro.”
“Stavo riferendomi all’appellativo che ha in virtù di quella favoletta su chi sia la più importante tra le parti del corpo: se lei si fregia del titolo di Signore degli Organi-“
“Scusi se la interrompo ma c’è stato un fraintendimento. Il titolo è Signore degli Orgasmi, non degli Organi. Le sembro un tastierista? Dico, lei mi ci vede, non so, in qualche funerale di Stato a suonare un Lux Aeterna? Io che di luce poi... non è che se ne veda spesso. E con che cosa poi? Sarò anche flessibile ed elastico… ma un’intera tastiera! No, no, no, lei ha senza dubbio frainteso oppure ha letto male il fax. Ma può succedere, la capisco, sa: io per forza di cose sono costretto a scrivere col culo-
“Scusi, ma la invito ancora a moderare i termini. Ci spieghi piuttosto questo altro titolo, allora, di cui si fregia e che gli spettatori certo attribuirebbero ad altri che non a lei”
“Ad altri? E a chi altri mai?”
“Be’, la clitoride ad esempio, o il pene”
“La clitoride è una mia buona vicina, sì, e piuttosto nervosetta anche lei, ma la si trova solo una volta su due. E non è detto che sia dell’umore. Quanto al pene, immagino che lei stia parlando della testa di cazzo?”
“Per favore, per favore! Moderi i termini!
Sì, comunque mi riferivo proprio a lui, che molti di noi designerebbero come il Signore degli Orgasmi”
“Chi? Lui? Il Signore degli Orgasmi? Ascolti bello mio, premesso che anche lui lo si trova una volta si e una no, mentre io ci sono sempre, non mi vorrà mica far credere che quello voi dalle vostre parti lo credete il Signore degli Orgasmi, vero?”
“Si direbbe che non siate in buoni rapporti…”
“Frequenti ma non sempre soddisfacenti. E si capisce: io sono tutto un fascio di nervi sempre in attività e lui, invece, sta lì, tra il pendulo e il languido a fissare in terra mogio mogio, sempre ad aspettare una mano amica che lo tiri su, una che di gente di tal fatta sappia che farsene. Accade quindi che mi degno d’incontrarlo solo quand’è un po’ più imbaldanzito, vigile, come di uno che vada e venga con portamento eretto. E allora mi concedo di misurarmi con lui, ma spesso ahimè sono scintille! Prima di tutto perché entra quasi sempre senza bussare, e poi non ha senso della proporzione, c’è quando manca di spessore, quando di profondità, quando t’abbandona sul più bello stanco morto con la bava alla bocca, quando inizia per il verso sbagliato e non c’è modo di rimetterlo in carreggiata… nella migliore delle ipotesi riesce a fare il duro per una decina di minuti, e sono già casi rari. Devo però ammettere che, in casi ancor più rari, beninteso, si dimostra valere qualcosa e fonti autorevolissime sulla storia della sodomia dicono che in passato le sue prestazioni potessero lasciare esterrefatti, stupefatti, di stucco! Anzi, le parole esatte sono “di sale”. È un vero peccato che questa pioggia di fuoco continui ad imperversare in Medio Oriente.”

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01 febbraio 2007

#19 - Le interviste impossibili

Giocandolo incontra il Signore degli Organi (prima parte)

Vi parlo da una località angusta, curvilinea. Le pareti lucide e un fondo lacustre fanno da cornice – contemporaneamente asettica e malsana – a questa nostra intervista sperimentale. Il personaggio che non senza sforzo oggi si concede a noi ha preferito mantenere una certa forma di anonimato, onde evitare che la fama immeritata che lo precede possa nuocere all’intervista stessa. Lo chiameremo pertanto, come lui stesso ha deciso, il Signore degli Organi.
“Buonasera!”
“Ho… quasi… fini…toh! Ah. Un istante e sono subito da lei. Posso deliziarla con qualche nota del mio canto?”
“Ehm… magari dopo, grazie. Termini pure quel che sta facendo.”
Ecco, potete vedere il Signore degli Organi, sopra di noi, contratto in un ultimo sforzo… coronato dal successo… “Il suo è un mestieraccio, vero?”
“Uh… ahhhh!
Non me ne parli! Tutte le volte che inizio, mi sembra di non arrivare mai alla fine. Hmmm… Ecco, vede? ci risiamo! Ma, già che lei è qui, credo che mi tratterrò.”
“Se lo crede… d’altra parte Freud diceva di lei che prova grande piacere nel trattenere; ma associava la cosa ad un carattere avaro. Con questo non voglio offenderla ma…”
“Uh, Freud. Ma mi faccia il piacere – è proprio il caso di dire! Cosa vuole che ne sapesse Freud di me? E poi sono sempre stato così scomodo sul lettino di quello strizzacervelli! Non mi ci faccia ripensare che mi vengono le ragadi. Mi faccia citazioni più colte, non so…”
“Verlaine! Verlaine le ha dedicato un sonetto!”
“Guardi, dopo tutto quello che lui ha fatto a me e che io ho fatto per lui, era il minimo, era davvero il minimo. Perché avrei meritato un poema intero! Ma ha presente? Non passava giorno che non avesse bisogno di me.”
“Come tutti noi, d’altra parte…”
“Oh, sì, ma lui… e poi mi paragonava a pietruzze di marna rossiccia, le petits caillots de marne rousse. Dico, mi guardi. Le sembro una corona di pietruzze di marna rossiccia? Non mi pare affatto.”
“Be’, ma prima la chiamava anche garofano viola”
“Era solo un tentativo di lusingarmi per trarmi a sé. Mi vedeva, da lontano, e cominciava tutto un mieloso profluvio di versi… ma lei che l’ha citato sa bene come andava a finire: in lacrime, lattiginose, diceva lui, ma pur sempre lacrime! E delle volte pure lacrime e sangue, sa? Ma lui il sangue l’ha omesso, l’approfittatore, e parla solo di lacrime. Maledetti romantici! Lui e quella testa di cazzo suo amico”
“Su, adesso si calmi e non sia scurrile! Siamo in diretta.”
“È bene che il pubblico sappia. Devono sapere tutto. Me lo lasci dire, mi faccia sfogare, devo finalmente approfittare di quest’occasione per dire la mia, o no? Basta con le informazioni sommarie! Il pubblico ha il diritto di sapere. E poi io sono nervoso di costituzione. Non ci posso fare niente. Sono nervoso. Sono secoli, anzi millenni che mi mandate gli elementi peggiori della vostra razza. Tutti qui! Sa quanti stronzi…”
“Moderi il linguaggio, la prego. Questo è un servizio pubblico, ci potrebbero essere dei minori in ascolto”
“Senta, le cose vanno chiamate con il loro nome. E poi non sono stato io a chiamarli così. Voi vedete uno stronzo e re-go-lar-men-te lo mandate qui.
Sa quanti stronzi ho visto passare di qui?
Decine.
Dozzine.
Centinaja!
Di ogni tipo. Non c’è mai pace. Mai. Da quelli duri come se fossero de coccio a delle pappe molli che più molli non si può ma che sono pure loro, senza dubbio, degli stronzi. Anzi sono i peggiori, perché la tirano per le lunghe e fanno tanto di quel trambusto... da non dormirci la notte!”

(fine prima parte)

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31 gennaio 2007

#18 - Scoperte Sensazionali

Il Capo ha ucciso e mangiato Molly.
Grazie a questo atto di grande amore espresso dal Capo verso la sua compagna, ho finalmente scoperto cosa vogliono le donne.
Un filo d'olio, un rametto di rosmarino e fuoco moderato per 25 minuti circa. Sale q.b.

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30 gennaio 2007

(riflessioni jenesi again)

"Il queer va oltre l'identità, nel senso proposto da Remotti, perché riconosce come fondamentali quelle connessioni tra solidificazioni ben formate che sono anche potenzialmente percorribili da ciascuno/a per spostarsi da un'identificazione all'altra disarmando, senza rinunciarvi, quelle identità che dei gruppi hanno solidificato e costruito come risorsa"

Che c'è che non va in questa frase? Per me è di una chiarezza cristallina. Non serve aggiungere altro! È una sintesi perfetta di quello che volevo dire. Anzi potrei cassare qualche altro paragrafo perché tanto sta tutto qui. Qualcuno mi dice cosa non è chiaro? Dove sarebbero queste opacità, dico io?!

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25 gennaio 2007

meditazioni jenesi (again)

...non resta che affidarci a Bersani, nella speranza che il ministro per le attività produttive liberalizzi anche le attività riproduttive...

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24 gennaio 2007

meditazioni jenesi - pax vobiscum

Nonostante tutto, questo non è mai stato un blog apertamente politico, quindi mi scuso preventivamente con chi legge per quanto sta scritto sotto, che apparentemente cade fuori dal seminato.

Barbara Pollastrini e il cardinal Ersilio Ruini, grazie all'intermediazione di Rosy Bindi, hanno finalmente trovato un accordo sui diritti delle coppie che scelgono di non sposarsi. Le coppie non saranno riconosciute, ma sottoposte ad "accertamento".
La cosa a cui questo ddl assomiglia di più è quindi una rettoscopia fatta per accertare quelle lesioni intestine che sento ogni volta che mi abbandono all'ordine fecale o cedo alla tentazione fallica.
Ah belli, siamo già abbastanza lesi. Avevate pure bisogno di accertarlo?

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21 gennaio 2007

(riflessioni jenesi)

- Ma quindi con lui come va?
- Intendi dire con quel cafone di figa-di-legno? Un rapporto improntato a signorile cordialità. Sai, noblesse oblige...
- Sbaglio o sei incazzato nero?
- Sì, e spendo una fortuna in fondotinta per non darlo a vedere.
- Ma ne vale poi davvero la pena?
- No, non ne vale neppure la pena. Cerco solo uno sfogo.
- Sei troppo intelligente per metterti sotto scacco da solo in questo modo. Uno sfogo? Cosa vuoi fare? Un'enorme scorreggia che lo ricopra di merda?
- Sì.

Ecco fatto.

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19 gennaio 2007

#17 - Eroismo in Pompa Magna

Il compito di questa settimana recita:

«Se uno dei tuoi eroi venisse da te e ti dicesse: "Insegnami le cose più importanti che sai", tu cosa gli risponderesti?»

Ci ho riflettuto abbastanza a lungo. Dapprima ho tentato una cernita dei migliori adagi popolari, poi ho selezionato motti di spirito e li ho parafrasati, quindi ho preso sul serio i buoni consigli e poi li ho parodiati perché una vera signora non segue i cattivi consigli: li precede, ho persino ipotizzato un decalogo, un manifesto o almeno un programma di governo.

Insoddisfatto, ho interpretato il compito in chiave più accademica, e mi sono messo lì di buona lena a setacciare le nozioni veramente importanti per separarle da quelle di cui si può fare a meno. Ne stava venendo fuori un encomio dei cuscinetti a sfera e del loro ruolo nello sviluppo industriale in età moderna; “poco eroico” mi sono detto.

Dopo alcune ore di meditata ponderazione ho realizzato che non era tanto un’informazione che dovevo dare al mio eroe, né un metodo, né qualcosa che gli mancasse, né l’esempio paradigmatico di qualcosa che so fare davvero molto bene: tutte queste cose lo renderebbero poco eroico ai miei occhi; eppure cosa altro si potrebbe insegnare oltre a nozioni, metodo, pratiche ed esempi? In cosa sono abbastanza maestro da potermi permettere di fare da insegnante? Qui la folgorazione: le cose più importanti che so sono trucchi e segreti del mestiere, che sono la sintesi singolare di nozioni ben apprese, un metodo ben applicato, una pratica ben eseguita e un esempio ben presentato.

Mio caro eroe,

certamente ti sarà capitato di prenderti una sbronza, in vita tua, e vederti costretto a cacciare due dita in bocca per liberare lo stomaco. Così, con pazienza e attenzione, stavi lì a trafficare con la tua epiglottide, a solleticarla per ottenere il vomitevole effetto.

Mi domando poi se tu abbia mai provato, nuotando sott’acqua ad esempio, mentre inseguivi un pesce o cercavi un riccio nascosto tra gli scogli, a superare i limiti della tua apnea e forzare la tua capacità polmonare per un po’ di scuba diving.

Quanto a lungo hai resistito ginocchioni quando d’estate, con i calzoni corti, una panca di legno ruvido ti grattugiava la pelle mentre qualcuno salmodiava il signore è il mio pastore o t’impartiva le avemarie di penitenza? Quanta abnegazione per una fede così incomprensibile ai tuoi occhi?

Tutto il resto, mio caro, è ritmo, è dosaggio e scansione, è empatia, è presentazione e contorno, cose che si apprendono con la pratica quotidiana; non segreti del mestiere ma operazioni di marketing.

Controlla la tua epiglottide dunque, e sii padrone dello stimolo gastrico; respira quando emergi e poi torna al piacevole inseguimento; escludi ogni sensazione di dolore mentre l’animo si volge ad un mistero più alto; esegui tutto come se fosse la marcia trionfale dell’Aida in un assolo alla Scala. Il regista sei tu. Per un buon pompino non serve altro.

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15 gennaio 2007

#16 - No Future

Mentre Giuliano Ferrara intervistava ancora una volta il nulla incarnato – che apoteosi di nichilismo! – stavolta nella persona di Daniela Santanché (“io non voglio dare parola a quanti fanno danno all’Italia, agli italiani e alle italiane…” no cara, non dovesti dar loro parola, infatti: è molto meglio, per te e per loro, se gliela dai e basta), io mi stavo interrogando sul mio futuro. D’altra parte ascoltare la Santanché intervistata da Ferrara e dipanare le nebbie nauseabonde del proprio futuro sono tra loro altrettanto compatibili che leggere un buon libro mentre metri e metri delle proprie viscere sono impegnati in attività meno nobili ma non per questo eludibili.

Ponderavo, quindi, le possibili risposte alla domanda “Che fare?”. Abbiamo, nell’ordine, a) il precariato a vita; b) l’emigrazione; c) una promettente e rischiosa carriera criminale; d) il suicidio.

Ho stabilito che il precariato non mi piace, e poi comunque non è una soluzione soddisfacente: si limita a rinviare un nuovo porsi della medesima domanda per la durata di un contratto di lavoro. E siccome uno di solito ne ha tre contemporaneamente a scadenze equidistanti…

L’emigrazione pare la strada più facile, ma uno lo fa se se lo sente, e poi non è mica detto che si trovino condizioni di vita migliori. La carriera criminale, di contro, prospetta grande benessere materiale ma altrettanto grandi rischi e, in fondo, non è meno precaria; certo, garantisce un maggiore edonismo, che male non fa… - e dove mai s’è sentito di un edonismo che fa male, direte voi? E mi avreste colto in fallo…

Poi c’è il suicidio, tema già trattato in queste pagine, che ha l’enorme vantaggio, specie rispetto al precariato, di risolvere il problema mettendoci per sempre una pietra sopra. Ma ha questo fastidioso difetto che è l’irreversibilità, e non ci sono abituato.

Nello sforzo di trovare infine una soluzione di compromesso, ho massimamente apprezzato la tensione filosofica alla sintesi, pervenendo ad una valida soluzione dell’arcano: e se facessi un attentato suicida negli USA?

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12 gennaio 2007

#15 - Matematico!

Compiti per tutti
Fai una previsione sul mondo che non segua la vecchia tradizione cupa e catastrofica, ma la nuova tradizione radiosa e ottimistica.

Questo dice Rob B., il caro Rob B., per il 2007. E poi aggiunge, in particolare per noialtri...


Vergine (23 agosto - 22 settembre)
Normalmente esistono circa 9.300 persone sul pianeta che potrebbero essere il tuo migliore amico, se non addirittura la tua anima gemella. Ma nel 2007 prevedo che quel numero aumenterà notevolmente – forse arriverà addirittura a 16mila. Questo dovrebbe farti capire che nei prossimi mesi l'universo sarà eccezionalmente solidale con i tuoi interessi; e dovrebbe spingerti a chiedere con più forza quello che vuoi veramente, invece di piagnucolare e struggerti per una cosa che non sei nemmeno sicuro di volere.

Ho consultato Cinzia di College (al secolo Raffaella Monti, era la mia preferita) sull'attendibilità di questa tesi. Mi ha così risposto:
"Risulta che, essendo noi sei miliardi e mezzo (circa) e avendo come compito quello di fare previsioni radiose, dovresti trovare una tale persona ogni 406.250 incontri. Ipotizzando che tali incontri sono impossibili su un piano pratico, ne ammettiamo la possibilità teorica e quindi reintroduciamo la loro possibilità in concreto osservando che, in fondo, setacciamo assai rapidamente tutti gli individui che incontriamo, magari attraverso le nostre altre conoscenze e tutta la rete di intermediari, che funziona al contempo da setaccio e medium del contatto.
<>Sempre per formulare previsioni ottimistiche, fingiamo che nel 2007 tu possa trovare l'anima gemella e quindi escludiamo tutte le tue conoscenze e migliori amicizie pregresse. Ciò significa che dovresti incontrare 1354 persone al giorno (escluse le domeniche e i giorni del mese già trascorsi), ovvero 56,4 persone all'ora -come dire una al minuto se prendiamo in considerazione che nell'ipotesi tu non dormi e che vai in bagno da solo."

Se vado tutti i fine-settimana in uno stadio diverso secondo voi funziona lo stesso? (ricordate che devo premeditare esiti positivi e che l'universo è solidale con i miei interessi... si vede l'universo non ha un cazzo da fare ultimamente)

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05 gennaio 2007

(mal'aria di famiglia)

IL DOMATORE OTTUAGENARIO

-considerazioni sulla sparecchiata-

"Ma tu lo sai che puru all’elefanti c’insignanu a dormire e curcarisi? Ma tu hai visto mai come li allevano e come li addestrano? Sono proprio addomesticati. Perché quelli sono animali che imparano, che ci vuole tempo ma poi s’insignanu. Le vedi queste invece? Così, selvagge, perché le femmine non si possono addomesticare"

La nostra famiglia, evidentemente, non è della pasta degli Orfei. Ma con queste perle di saggezza qualcuno prima o poi in Parlamento ce lo mandiamo.

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31 dicembre 2006

Uno e trino

MESSAGGIO DI OCAPODANO 2007
ovvero, il post a reti unificate da un re
gno di tre Sicilie

Italiane ed italiani, eccovi qui a sbirciare per l'ennesima volta nelle nostre pagine. Ma che vorrete, poi, da noi anche il 31 dicembre? Il nostro pensiero già si volge all'ano a venire, non certo all'ano che se n'è andato!

Secco sia l'ano di chi scorda il passato, mi verrebbe da dire ascoltandoti, ah p-sà! Ma come? già spariamo a zero sulle res gestae degli ani passati? Cari italiane e cari italiani, piuttosto, avviciniamoci a questo nuovo ano, con un tenero pensiero all'ano che è stato e che è ancora per qualche ora. E a maggior ragione, quest'ano, che porta ancora le dolorose ferite del tempo che fu. Io, per esempio, in questi giorni mi trovo ad affrontare una brutta escoriazione al sedere, con qualche lieve perdita di sangue. (sottovoce a P-sano: *no, no, non è di tua competenza il problema, zitto e ascolta). Le feste natalizie, feste di tacchini e salmoni, di risotti e panettoni, di filetti alla Wellington e capitoni, mi hanno causato nei giorni a seguire una piuttosto brutta cagarella (per gli amici francesi che ci stanno ascoltando dal bell'esagono transalpino: chasse); e quando uno soffre di cotanto male va in bagno spesso, e si trova quindi costretto a strofinare più del solito il proprio presidenzial culetto. Neanche il bidet al Lactacyd intimo ci può dare una mano in quei casi. l'ano s'arrossa, l'ano può subire delle lacerazioni. L'ano che si appresta a terminare, dunque, ci porti una delicata lezione: se sei colto da diarrea, fai meglio ad utilizzare meno carta igienica del solito, anche se Scotonelle. E il mio pensiero vola qui all'Europa, e in special modo alla Francia, che ho avuto modo di visitare ufficialmente in questi mesi: grandi differenze culturali sembrano separarci nel modo in cui ci prendiamo cura del nostro ano, ma la fiducia che riponiamo nel sogno europeo ci induce ottimisticamente a pensare che quali che siano le nostre radici igieniche, sempre di ani si tratti, di ani fratelli, o quanto meno cugini. Con o senza bidet.

Signori, signori! Ma che modi sono questi? Ma che toni abbiamo assunto? Signori colleghi, questo è un post congiunto, un post augurale, un post di concordia e armonia universale! Che sono queste porcherie a doppio senso, queste confidenze così intime sul proprio regolamento intestinale? Il blog che io qui rappresento è un blog perbene, adatto alle famiglie, conciliante e ridanciano, mica roba osé come quella che propinate voi! Mi toccherà risollevare i toni della discussione, d'altro canto sono il capo. Happy vi avrebbe fatto tremare semplicemente con un rutto, Ferarotto forse con una flatulenza postmeridionale (e siamo di ritorno all'ano, ahimé..),io ho bisogno di scrivere qualche riga ma il risultato spero sia lo stesso..oggi è il 31 dicembre! che cosa gli diciamo ai nostri lettori congiunti? un po' di ufficialità, insomma! Come passeranno il capodanno le nostre oche e le vecchie ex duchesse?

Vecchia ci sarai tu, e pure ex, quanto sei oca poi non ne parliamo... Qui il punto è che si confondono orientamento della memoria e orientamento del pensiero: serbiamo memoria dell'ano che fu, volgiamo il pensiero all'ano che verrà! Ai nostri lettori congiunti diciamo: "felicitazioni!", contenti che vi siate potuti congiungere, quale che sia il modo da voi scelto per il congiungimento, siamo felici che, ovunque voi siate, il vostro congiungimento sia stato reso possibile, da quest'ano o da ani precedenti. Perché congiunzioni e coniugazioni, da noi in Italia, sono tutt'ora vietate (e la lingua infatti, specie quella televisiva, ne risente). Ma siamo fiduciosi: il 2007 porterà i PaCS e il congiuntivo, nonché un uso corretto del futuro; è a queste famiglie, famiglie future e congiuntive, che dedichiamo allora questo blog, questo post, questo nostro congiungimento triadico (checché ne abbia di ridire Molly) e trinacrico. Indegno e chino il 2006, snodatosi tra scandali elettorali e ripetuti fallimenti dei reality, siamo certi che il 2007 entrerà eretto negli anali di questo Paese.

Checché ne dica il Capo, direi io! (CHECCHE! dirà il capo, dico io). Ma il congiungimento è figurato, s'intende, è la gigioneria birbesca dei compagni d'avventura che ci siamo scelti...mica avrete abboccato all'esca? e l'oca, l'oca? che ne dice, o si placa?

L'oca né dice, né si placa, afflata invece, cioè starnazza. Care e cari italiane e italiani, che notte la notte che sta per arrivare. Già, che notte? Chi dei lettori, prima di congiungersi era solo un mio lettore o una mia lettrice, saprà che quest'anno avevo già disposto di prendere 20 gocce di lexotan e andare a dormire. Non fu possibile, neanche quest'anno. E così farò da accompagnatore a una dolce dama di antica conoscenza, tale EnneMerì. Fino al brindisi. Poi si sa, dopo il brindo selvaggio e tradizionale, si rischia sempre di ricadere in vecchie reti, le vecchie piattaforme di mantenimento reti di contatto chiuse, da cui ci si credeva già salvi. E salvi saremo! E quindi dopo cena non andremo alla grande serata 40€ senza consumazioni della jeunesse dorée palermitana, ma vagheremo, dama al seguito per la Palermo giubilante. Sperando di non essere colpiti da un mortaretto o da un razzo che ci bruci le presidenzial piume, o il già escoriato sedere.
Da vecchio, io sì son vecchio e passatista oltre che oca, non posso che gettare uno sguardo ai tanti ragazzini che nel mio quartiere rievocano con tanto ardore la guerra nel Vietnam. Tanto cari siete ragazzi, che peccato sarebbe ridurvi la faccia in poltiglia. Già, perché i botti fanno anche male, ma l'intera biblioteca storica verdone Einaudi frantumata in faccia fa ancora più male, specie se a colpirvi è un giovane e gaudente storiofilo con esami a gennaio e il culo dolente. Buon anno a voi.
E tu capo? non preoccuparti, smettila di stare adeso al muro. Parla pure, io e p-sano non ti faremo del male. E poi sei anche pieno di microbi e germi della febbre del Wisconsin, pussavia!

Ecco, appunto, pussavia! Qualcuno ha visto la mia maschera d'argilla? Mi devo fare la maschera purificante prima di uscire stasera. C'è Gianna al Politeama. Mi devo arrampicare sul palco vestito da donna e cercare di baciarla - ché solo vestito da donna ho una qualche speranza di riuscire a baciarla, ma nessuna speranza se prima non purifico tutti i miei pori! Oca, non avrai mica scambiato la mia maschera d'argilla per qualche crema analgesica e/o lubrificante?

Pussovia dalle vostre occasioni mondane, io, e mi rintano in casa con la famiglia! almeno fino a mezzanotte: allo scoccar della quale, novello zucchino (toscanismo per intendere zucchina ma qui ci sono già troppe ambiguità di genere), la mia febbre deciderà se consentirmi una festa privata radicalchic con compositori di musica contemporanea (Sollima), od ordinarmi repentino il letto più vicino. D'altro canto, ciò che si farà stanotte verrà ripetuto durante tutto l'anno che viene, come vuole il detto: e mica si può pensare che il capo diventi nottambulo per l'intero 2007, o mi sbaglio??!!??!!???!!!

CONCLUSIONE DEL PRIMO ESPERIMENTO DI POST A RETI UNIFICATE; IL CAPO DEI RIGATTIERI, L'OCAMUCCATA E IL PISS-ANO AUGURANO A TUTTI GLI AMICI E LETTORI UN FELICE ANNO NUOVO DA UN REGNO DELLE TRE SICILIE

Ah, ma eravamo ancora in onda? Beddamatri chi malafiura chi mi facistivu fari! Ma poi si chiude così dico io?

Nicole'… Nicole'!

Qualcuno ha visto la Orsomando?... ah, è morta? Ma perché la gente muore senza che nessuno gliel'abbia ordinato? C'è sempre da rimboccarsi le maniche in questo show, è un'emergenza continua, un giorno finirò ucciso da un riflettore che si stacca dal soffitto!

Gentili retespettatori e retespettatrici, abbiamo appena pubblicato il messaggio di ocapodano del Capo, di Ocamuccata e di P-sano, diffuso a blog unificati in mondolettura. Nel lasciarvi ai programmi della serata, ne approfittiamo per augurarvi un felice ano nuovo da un regno di tre Sicilie.

almeno il tecnico per l'effetto stellina al centro dello schermo quando lo tocco con il dito sorridendo c'è o se n'è andato anche lui?

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29 dicembre 2006

#14 - Il Meraviglioso Mondo delle Chiavi

Si chiude l’anno solare, ci vuole una chiusura solare dell’ano, che pur non volge al termine ma, semmai, al…

Come ovunque, come d’obbligo – sociale, s’intende, e poco nobile – è tempo di bilanci. E i bilanci si fanno sbirciando nel meraviglioso mondo delle chiavi, che per una volta diventano buchi di serrature attraverso i quali spiare la vita segreta di chi naviga su internet. Se credevate che lo spazio virtuale sia unidirezionale, che il lettore resti anonimo, ebbene vi sbagliavate. Poco, forse, si apprenderà del singolo utente, ma molto di quella ipostasi che è l’Utente, il Lettore.

Se a maggio aveste cercato su Google una pianta ammazza capre, se il dubbio di sapere da dove vengono gli elefantini di vetro v’avesse attanagliato l’animo, se le vostre, meningi si fossero spremute notti e giorni domandando dove si coltiva il taro in Italia, ebbene in tutti questi casi, in qualche modo, sareste giunti a casa di TheDutchess su bus elettronici, ed ella trema oggi, come tremò allora, domandandosi a sua volta quale curiosità perversa avesse in animo il cercatore di una soluzione finale in chiave caprina, dell’origine di proboscidi cristallini o della geografia agricola del taro nello Stivale. Ma ciò che, sopra ogni altra cosa, ammanta di terrore la poverina è il pensiero che qualcuno l’abbia rintracciata assetato di sapere qualcosa su guanti gomma psicologia. Già vedevo un epigono di Psycho con mannaia e guanti di caucciù Vileda® pronto ad attentare alla mia gola quando fossi uscito dal loculo doccia di Valckenierstraat, e poi maggio passò.

Fu giugno. Ah, giugno! Tempo buono, avrà pensato qualcuno, per costruire una porta d’armadio, e poi, dopo avere messo una porta a quest’armadio, magari anche dotarla di numero civico perché l’amante ivi nascost_ potesse ricevere la posta. (Anta, tuonava qualcuno tra i canali, antaaaa!). Ovviamente una costruzione da realizzarsi con le informazioni reperite online e certo l’utente non era lo stesso che, preoccupato, rovistava online inseguendo orzaiolo, durata intervento. Non gli sappiamo rispondere, crediamo di non avergli saputo dire nulla quando ha bussato alla nostra porta e non ce ne rammarichiamo, per quanto, come vedremo, non è il solo le cui speranze nosologiche siano state involontariamente frustrate. Ci sarebbe invece piaciuto soddisfare la mente fulgida che ha partorito il desiderio di possedere, in tempo di mondiali del pallone, una bandiera dell’Italia glitterata, e ci poniamo un semplice quesito di sibillina memoria: si voleva glitterata la bandiera o l’Italia? Suona bene, dopo l’Italia turrita, l’Italia glitterata! Suona certo meglio di un carme latino per lo meno insolito, quale il canto del maiale di plinio il vecchio. Chissà perché, poi, Plinio avrebbe dovuto possedere un maiale canterino. Ad ogni modo abbiamo ragione di dubitare che ne esista un mp3.

A luglio, improvvisamente, ci piombano addosso timori che credevamo estinti, ripetizioni maniacali: lavare il cazzo coi guanti di gomma, che con la psicologia fanno la traccia di un soggetto da porno-thriller, potenziale blockbuster.

Le turbe psichiche si risolsero, evidentemente, ad agosto, quando il misterioso utente ci fa sapere: con l’autoipnosi sto meglio. Ma altri, evidentemente, continuarono a soffrire di un qualche disturbo e a rivolgersi a noi, nonostante le ferie. Viaggio Venezuela zaino o valigia?distanza di km da mosca a pokrovsk? Moira Orfei e la sua ischemia? (variante di moira orfei ischemia, dove l’eccesso di telegrafismo rendeva incerto se la zingara fosse causa o vittima).

Da settembre, misteriosamente, tutto cambia. Inizia forse la stagione degli amori? Si cercano troie nell’isola di anguilla, si dice l’olanda paese di zoccole e, se tanto mi dà tanto, c’è da sospettare anche di cose ci facesse Michael Douglas nell’isola siciliana. A un ottobre piatto fa seguito un novembre movimentato da ormoni impazziti e timori epidemiologici: dove vive il plasmodio, ci chiede qualcuno, ma temiamo le strane fantasie di classe di chi asserisce godo come un ricco e sono lesbica, per non dire di chi si mette sulle tracce di puttane con anguille in fica. Perla di fine mese fu il what does sub umbra floreo means on the Belize flag, e ci chiediamo perché, fra tutti, si sia poi scelto il nostro, di blog, per trovarvi una risposta. Ci preoccupano comunque le ripetute ricerche a base di piss, affiancate da un esortativo adeste fideles che mischia incidentalmente sacro e profano meglio del migliore Ballard, suggerendo per lo meno di collocare nel presepe le latrine.

Ma dicembre è stato esplosivo. Dai semplici navigatori passiamo agli Indiana Jones della rete, Magellano in confronto era nulla, le scommesse di Colombo una sciocchezza, i fisici a caccia di neutrini sotto i Gran Sasso degli incapaci privi di fantasia. Il potere della curiosità umana assume proporzioni e potenza sismiche, cataclismatiche, da big bang. Disattendiamo chi cerca un banale “foro della pace”: tutti sanno esattamente qual è il foro della pace. Domanda trita, scontata, formulata senza fantasia, pari a chiedersi che gusto ha lo sperma: sarebbero bastati pochi, semplici esperimenti per rispondere ad entrambe. Che internet frustri la ricerca empirica? Mah! Certamente noi abbiamo frustrato l’impavido che voleva saperne di più forse su Moira Orfei e pertanto… forum discussioni domande ischemia cerebrale. Affidiamo invece alla già citata Natalia Aspesi la risposta ad un’altra domanda: lui è un narciso come faccio? Tesoro spingi, spingi e vedi che affogherà. Coi narcisi si fa così. Ci terrorizza la patologia di chi cerca p e ci trova, poi cerca tu p e ci trova ancora, ripetute volte, e ci spiazza la creatività sintattica di se l’aereo viene cenere vulcanica Catania. Altrettanto creativo chi pensa già a gioco da tavola + lotta di classe, dopo Monopoli e Risiko siamo certi che avrà grande successo, consentendo al capitale di far quattrini anche sulla lotta di classe… poi si spalancano le porte sul vasto territorio dell’eros.

Molta pudicizia: se non sei vergine si vede

Pudicizia virgolettata: “senza mutandine” “inverno”

Feticista simplex: vado al cinema in reggicalze [due volte]

Feticista complex: [vedi il palmares, primo posto]

Esplicito: ti scopo la bocca, seguito da troie d’ogni nazionalità.

Si fa protagonista, da qui, il pompino: pompini australiani, tedeschi, stati usa, di donne bulgare, pompini irresistibili (sarà stata la ricerca di un ammiratore?), fra gay e ancora gregoraci pompino, erasmus esperienza pompini e pompini vetrine Amsterdam (altri due che deve aver sentito parlare di me…). Speriamo così di aver soddisfatto l’enciclopedista che voleva sapere tutto sul pompino.

Ma il vero, unico, incomparabile protagonista dell’immaginario erotico degli internauti è l’ano. E questo lo vorrei fare sapere a Ratzinger e Ruini, alla CEI e all’Opus Dei, e anche a Rutelli, che però mi puzza di persona già informata sui fatti… 50 volte la semplice parola ano ha condotto qui qualcuno. Piss e adeste fideles seguono a grande distanza, ma ciò che colpisce è la varietà di accoppiamenti che si aggiungono a queste 50 ricerche, perché l’ano, come l’essere, si dice in molti modi: aperto, caldo, bello, di donna, sano, di signora matura, l’ano è sempre protagonista. C’è chi cerca foto, chi immagini, chi visione, chi vuole la visione d’insieme: fondoschiena ano; chi lo vuole abbigliato: calze ano. E poi la cosa si fa alquanto pornografica: vergine ano, piacere ano, macchina ano, tutto in ano, evidentemente legato ad un interrogativo tipo capacità ano, interrogativo che palesemente non si è posto chi poi s’è accorto che brucia ano, ano che fa male.

La spina dorsale di tutte queste ricerche è però costruita su alcuni evergreen, che ci dicono di fantasie erotiche stagionali e mutevoli, seppur intense, a fronte di interessi costanti e vari: il mangiaodori, ad esempio, ma anche gli utensili ottici, occupano un posto di rilievo fra gli interessi coltivati nel tempo libero. Curiosamente anche anne treca è persona importante agli occhi di molti e molte, e altrettanti hanno un bruciante bisogno di sapere come si dica dare buca in inglese, sintomo di uno sfibrarsi dei rapporti internazionali: se ne dedurrebbe che l’ONU è prossima al collasso o, per lo meno, gravemente sfiduciata.

Poi… poi c’è il podio

palmares

Al terzo posto si piazza, per la costanza e la pervicacia con la quale le danno la caccia,

si maritau rosa

nelle versioni “si maritau rosa” “rosa sarina e pippinedda”, si maritau sarina e pippinedda, si maritau rosa traduzione, etc…

Al secondo posto troviamo un vero candidato ad entrare nella psychopatologia sexualis: zia che fa un pompino al nipote è una chiave di ricerca fantastica, che mette al centro le relazioni di parentela e non importa chi sia la zia, chi il nipote. Ciò che interessa è solo l’inusitata variatio sull’incesto. Un sussulto goldberghiano.

Il primo posto… ci sono cose che non si possono verbalizzare, per tutto il resto ci sono le chiavi di ricerca. Le chiavi di ricerca danno nome a tutto, accostano tutto, generano nuove figure, producono immaginario, rinnovano la lingua, sfumano i confini, rigenerano il discorso. Si staglia così su tutti gli altri, svettando come un watusso a Okinawa, il genio di colui o colei che in un irrefrenabile impeto poetico ha sentito la pulsione incontenibile d’interrogare la madre di tutte le reti chiedendole

treno senza mutande

somma antropomorfosi del cavallo d’acciaio, l’attendiamo alla magica combinazione pompino treno, che sentiamo dietro l’angolo.

Felice 2007

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26 dicembre 2006

(letteralmente giocandolo + aria di famiglia = giocando l’archivio)

intro
Casalinghe più che disperate! Cosa fa una casalinga più disperata del figlio lontano? Casalinghe sull’orlo di uno sgabello! Ma che ci sta a fare una casalinga sull’orlo di uno sgabello? Topi giganti? C’ha ‘a lampadina fulminata e non c’arriva a cambiarla? Scoprilo su Rieduchescional Channel! Casalinghe col cappio al collo, solo su Rieduchescional Channel!

Pronto? Ciao Ninuzza! Ti stavo per chiamare, vedi certe volte che coincidenze!
Ti giuro, guarda ti stavo proprio cercando il nummero sulla rubrica.
Che significa perché ti stavo chiamando? Per sentirci. Come stai? Tutt’apposto?
Sì… ssì… no io bene, ora sto aspettando le analisi del colesterolo insieme a quelle di mio marito che stiamo facendo la dieta pa’ prissioni: ha un mese che non mangiamo fritto. Tua mamma che dice? … ma poi i soldi di l’assicurazione ce li hanno dati? … pure? Ma vedi tu che cose, da non crederci! … eh, il figlio piccolo speriamo che ora si diploma e magari va’ travagghia, il grande è a Pisa a studiare, ma ha ttrè anni oramai che è là… Con la borsa di studio, si capisce, sennò comu facimu? Tutti ‘sti piccioli n’è che ce li abbiamo. Ora poi sono un po’ in penziero che dice che deve fare un trasloco, che li spostano a tutti. Perché lui sta diciamo nelle case dell’università, dorme, studia, si cucina, fa tutto là, a tipo caserma, precisamente. Ora dice che li mandano fuori città, sì… mah, ti giuro che non è che l’ho capito bene. Ci ho detto: gioja, ma può essere mai che vi mandano fuori? Scusa, tu c’hai l’università che comunque è in città, come dire che uno deve andare a Viale delle Scienze e lo mettono a Montelepre, ma può essere mai? Mi dice che li mandano a tutti a Marina di Pisa, che c’è lo jodio. Ninuzza io che ci fanno con lo jodio non lo so, ma ci ho detto che poi non è che mi smette si studiare e con questa cosa che è alla Marina si fanno i bagni? Dice che pericolo che si fanno i bagni non ce n’è… preciso, che deve fare troppo freddo, pure io ci pensavo, ma quello c’ha vent’anni e quando viene qui a Pasqua subbito a Mondello se ne va, manco passa a salutari so’ nanna. No, vastaso certe volte che non si può raccontare e a raccontarlo c’è da non credersi. Vabbe’, ma che ti devo dire, intanto questa cosa che deve fare il trasloco non la capisco, mi disse che c’è lo jodio, che li vuole fare spostare l’ASL, che non c’erano soldi per il sale jodato alla mensa… dico ma importante dev’essere ‘stu jodio per fare tutte ‘ste cose, tu che dici? … ah, dici? Certo, in effetti n’è che c’avevo pensato, allora troppo avanzati sono là … Sì, pure la nuora di mio fratello andò a farsi visitare là e disse che ci pareva di stare a‘mierica! Allora secondo te ci devo dire o’ miericu di controllarmi lo jodio? Miiiii! Zittuti Ninuzza ca nna ‘stu mentri ca’ parravu cu’ ttia mi s’abbruciaru i milinciani nall’ogghiu! … Che cc’entra! N’è che è fritto, tutte immerse, a tipo vugghiute nall’ogghiu, mica che erano fritte! Tante cose Ninu’, ti saluto e baciami a tua madre, ciao, ciao…

[questo brano, riprodotto a memoria, testimonia una performance da me improvvisata presso I Praticelli, comune di S. Giuliano Terme, anni or sono, in occasione dello sciopero generale, quando stavamo protestando contro l’edificazione della casa dello studente in quei luoghi]

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24 dicembre 2006

(aria di famiglia)

-GUERRA AGLI SPIFFERI-

Mia zia ha messo le guarnigioni alle finestre.
Clausewitz, in confronto, era un pivello.

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22 dicembre 2006

Meditazioni jenesi is back

Qualcuno ha osservato, supponendosi acuto, che il fatto che Berlusconi sia andato a farsi operare all'estero per un intervento definito di routine, preferendo l'Heart Center di Cleveland al San Raffaele di Milano, sia l'ennesima mazzata all'immagine della Sanità italiana, un'inutile iniezione di sfiducia, certamente a scopo politico.
Ci piace pensare che raccogliere baldi diciottenni all'uscita degli orfanotrofi dove hanno vissuto - salvandoli così dalla strada e da una vita di elemosine - perché i loro cuori possano rinvigorire potenti logori non sia ancora un intervento di routine presso il San Raffaele.

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21 dicembre 2006

(letteralmente giocandolo)

- BANCHETTO DIVINO -

Ebbe tutto inizio al solito banchetto del Re Fosco, mentre il Lambrusco, spumante, faceva il gaglioppo con il Dolcetto d’Alba che gli stava a fianco. Non che loro c’entrassero direttamente qualcosa, ma proprio tra l’uno e l’altro fece la sua comparsa un acino d’oro recante la scritta “al più bello”. Fu Moscato, sempre sul chi va là, a notarlo per primo e allungò le mani con fare grecanico.
“Moscato! –cannoneggiò autorevole Müller-Thurgau- Che stai cercando di nascondere? Cos’è che ti brilla fra le dita?”
“Nulla, nulla, cosa vuoi che sia…”
“Ah, non cercare di fare il sangiovesino con me”
“Già, di che si tratta?” aggiunse Lambrusco
“Sento puzza di tannino…”, chiosò stizzita Malvasia Rosé
Moscato capì subito di non essere in una botte di ferro e mostrò ai commensali il prezioso acino.
“Chardonnay! E a chi altri credete che possa essere destinato se non a me?” intervenne il Conte di Cabernet-Sauvignon, con la sua erre moscia e la nobile cadenza francese. Ma l’interruppe la risatina fruttata di Malvasia Rosé: “Ecco il solito zibibbo tronfio. È chiaro che quell’acino è destinato a me”. Stavolta fu Montepulciano d’Abruzzo, proprio accanto a lei, a prorompere in una risata corposa: “A te? Ah, buona questa! Tu vali poco più di una vernaccia!” “Vernaccia a me? Offendere così una signora? Sei un mosto insensibile!”
“Insolia, come osi?!”, disse quello per tutta risposta. E lì, fu la bagarre. Ah, se non lo date a me saranno lagrime e chianti per tutti! Trebbiano! Vecchio nebbiolo passito! Viscido vermentino! Barolo al metanolo! Madre dell’aceto! Californiano d’importazione!
“Basta!”. Rimasti in disparte, in tre, all’unisono, troncarono seccamente la lite. Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano e Nero d’Avola, scuri in volto più del solito, lanciarono ai convitati un’occhiata severa. “Per tutti i vitigni! Che scene sono mai queste? Indegne del vostro lignaggio invero. Non è così che si risolvono le dispute. Faremo scegliere ad un arbitro al di sopra delle parti, un giudice imparziale”
“Non starai mica pensando ad un sommellier, vero?”
"Merlot, non riesci mai a tenere il becco chiuso. A decidere sarà il consumatore”

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18 dicembre 2006

Meditazioni jenesi

Moretti aveva infatti chiesto: D'Alema, di' qualcosa di sinistra.
E Fassino rispose: "...dobbiamo porre al centro della questione il diritto del bambino di essere adottato e di crescere in un determinato contesto [...] Non sono sicuro che sia utile per un bambino essere adottato da due omosessuali"
Ma tale è il maschilismo della sinistra italiana, che pare ci dobbiamo accontentare di qualcosa di sinistro...

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15 dicembre 2006

#13 - Perle ai Porci

"disco" era un programma che andava in onda su qualche televisione tedesca anni fa, con una sigla agghiacciante è l'antesignano dei numerosi show sabbatici che caratterizzano i palinsesti di RaiDue e Italia1... Certo, gli anni sono altri, la classe dei registi è cambiata.

Così, quando per il mondo impazzavano gli ABBA, prima di emigrare in Sudamerica, in un'epoca di esibizioni di Baglioni in Svizzera, ecco la Nostra per antonomasia prestare la sua ugola d'oro e, soprattutto, il suo collo snodabile, alla televisione tedesca. In una performance più unica che rara.

Per voi, care lettrici, per voi, cari internauti, per voi, popolo dello spazio aptico del web, le nostre arti di fine ricercatore (ecco a cosa è servito il seminario di Metodologie della Ricerca Filosofica) hanno riesumato una registrazione pregevole.

Si noti, in particolare, l'arguzia e l'audacia del regista che accosta la Nostra e delle fantasmagoriche gemelle, chiaro riferimento alle Gemelle per eccellenza, sì, quelle che debuttarono addirittura quando il canale della RAI non si chiamava ancora RaiUno.

Da non perdere il costume (abito?) a metà tra Cat Woman e la moglie dell'Uomo Ragno, con delle inevitabili zampe d'elefante i cui svolazzi preludono già ad atmosfere latine.

Tutto il resto è lei, intramontabile e, eccezionalmente, non in italiano, non in spagnolo, bensì in tedesco!

ladies & gentlemen (soprattuto ladies), ecco a voi

liebelei



poi sarebbe carino se qualcuno ci sapesse tradurre che diavolo dice il presentatore... (sempre che non sia chiedere troppo, visto che alcuni degli utenti si limitano a fare i lettori silenziosi pur millantando conoscenze linguistiche tuttora inverificate!)

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08 dicembre 2006

#12 – Flessibili

Come evidenziato dall’immagine, chiamiamo tecnicamente flessibile un tubo. L’inglese – come sempre lingua precisa – direbbe che l’oggetto mostrato nell’immagine è un flexible hose, nella fattispecie un flexible pressure hose, non una manichetta qualsiasi.

Potete trovare una manichetta flessibile a pressione sul retro del vostro lavandino, che porta l’acqua al rubinetto. Attraverso un flessibile passa dunque qualcosa, solitamente un liquido o un gas fluidificato; qualcosa pertanto che può potenzialmente raggiungere una pressione elevata, come appunto l’acqua quando chiudete il rubinetto e costringete improvvisamente tutto quel flusso in un cilindro da dodici, quindici millimetri di diametro.

Ultimamente attraverso il tubo flessibile stanno facendo passare, a pressione elevata e in aumento, la crisi. Sulla natura della crisi come fluido storico rimandiamo ad un post futuro, attendendo il quale potete sempre spulciare qualche paginetta esplicativa di Marx, Karl, Keynes, John Maynard e Sraffa, Pietro (anche Gramsci, Antonio e Lenin, Padredelpopolo male non farebbero). Frattanto, cerchiamo di analizzare la relazione che intercorre tra il flessibile e la crisi. E, siccome siamo filologici, partiamo sempre dal Devoto-Oli.

Flessibile, 1 agg., capace di adattarsi con notevole facilità ad una configurazione curvilinea o ad angolo ◊ Fig., facilmente adeguabile a diverse situazioni o esigenze. 2 Di costituzione che può esser modificata dal potere legislativo con procedura ordinaria. 3 Come sost. masch., macchina utensile con trasmissione adattabile a qls. manovra.

Rileviamo alcuni controsensi fondamentali:

- è assente la definizione di “flessibile” per come mostrato dall’immagine.

- l’idea di fare passare la crisi da o per un tubo è morfosintatticamente differente dall’idea di far passare la crisi con o per mezzo di un tubo, per flessibile che esso possa essere. Controversa e morfologicamente ambigua la posizione di chi vuole fare passare la crisi attraverso un tubo – posizione che direi demagogica o, per lo meno, da propaganda populista eppure, per l’ambiguità che non abbiamo ancora sciolto, non ci potevamo esimere dall’impiegare il medesimo ‘attraverso’ poche righe fa.

La tesi che cercheremo qui di sostenere è assai modesta: dimostrare che comprendendo l’ambiguità dell’espressione corrente “far passare la crisi attraverso l’impiego del flessibile” è possibile sussumere le definizioni determinate di Devoto e Oli sotto la definizione generale proposta dall’immagine di apertura. Tale definizione visiva sarà ovviamente oggetto di torsione retorica e sviluppo dialettico nel corso della dimostrazione.

Dice il Poeta della crisi:

“Quando inizia una crisi è un po’ tutto concesso
Quasi come a carnevale

Quando è in corso una crisi dimentico tutto
E posso farmi perdonare”

(Bluvertigo, La Crisi, in “Zero”, 1999, Sony Music Entertainment)

Si tratta, insomma, di una sorta d’ebbrezza collettiva. Se ne dedurrebbe, di primo acchito, che il fluido che metonimizza la crisi è un qualche alcolico. L’ipotesi è avallata da qualche concrezione sintagmatica frequente nel linguaggio giornalistico e ormai comune: battaglia/crisi del vino, crisi del settore vinicolo, crisi del turismo/mercato enogastronomico, per non elencare i numerosi amari evidentemente prodotti da esponenti del mondo politico italiano in anni recenti (in particolare l’ “Amaro Follini” e la bevanda da aperitivo nota come “Prodino”). L’ipotesi, pur suggestiva, va scartata alla luce di prove empiriche che la mettono, è il caso di dire, in crisi. Rileviamo innanzi tutto che la pluralità di crisi è difficilmente risolvibile mediante l’impiego di un unico flessibile, ma questa è solo un’impressione. Analizziamo invece il testo e atteniamoci ad esso.

L’idea che sia “un po’ tutto concesso” ci rimanda ad un quadro legislativo colabrodo, da parlamentarismo carnascialesco (fatto che qualsiasi tribuna politica mette in mostra con evidenza lapalissiana); l’idea del perdono e della dimenticanza, invece, ad un messianismo cattolicheggiante di matrice tomistica che riprende Platone con una lettura che storpia opportunisticamente Plotino (moda culturale in voga da circa mille anni, evergreen del prêt-à-porter intellettuale). Se il primo garantisce quindi il circensem, il secondo si preoccupa di rinviare perpetuamente ad veniendum il panem. Il che ci riporta, ma con la solidità dell’analisi semiotica, al primo sospetto di populismo: la crisi, che oggi dà l’entertainment e rinvia ad un continuo domani il pane quotidiano, passa attraverso il flessibile ovvero lo attraversa, passando. Nella condizione di essere attraversato dalla crisi, il flessibile è quindi un po’ come le strisce pedonali.

Il rigore logico dell’analisi ci fa così comprendere come tale ambiguità sia una strategia discorsiva del populismo volta a spostare sul futuro l’accrescimento della pressione effettuale con l’illusione di una prossima diminuzione della pressione attuale al quale il flessibile si volge speranzosamente. Tale strategia, essendo sempre in atto, si dice evidentemente ordinaria – di straordinario non ha infatti alcunché.

Si è così sussunta nell’immagine la definizione 2 che Devoto e Oli ci propongono: il flessibile è di costituzione tale che può essere modificata dal potere legislativo – e, aggiungiamo noi, spirituale – con procedura ordinaria. Il senso figurato della definizione 1 segue direttamente: l’avere una costituzione così duttile significa essere facilmente adeguabile ad ogni situazione o– soprattutto, sottolineiamo noi – ad ogni esigenza. Scopriamo quindi, visivamente, che il senso proprio della 1 è in realtà il suo senso figurato, e viceversa, infatti:

La capacità di adeguamento del flessibile si esprime nell’assunzione, ove richiesto, di una forma curvilinea o ad angolo. Potenzialmente, però, il flessibile può contrarsi, espandersi, stirarsi etc… La 1, in senso proprio, è dunque la determinazione particolare della forma più generale che assume la medesima letta da Devoto e Oli in senso figurato.

E d’altra parte i due, poverini, vanno capiti: Devoto è, nomen omen, prono al potere spirituale che, con procedura ordinaria, esige la torsione, la (genu)flessione; Oli, è evidente, è costitutivamente incline alla lubrificazione delle situazioni di attrito e all’agevolazione di scivolamenti e slittamenti, anche semantici (ci si può fidare di un tale dizionario? E, d’altra parte, volgersi al pastiche linguistico rom e infantile dello Zingarelli? Piegarsi all’inclemenza guerrafondaia del Battaglia? Urgerebbero in tal caso, le sottili bende ospedaliere del Garzanti! Quanto al de Mauro, si presenta come dizionario privatista e romanesco, de Mauro e de l’amici sua e de nessun artro, pariolini o trasteverini che siate).

Più complesso il prossimo passaggio, che richiede di spiegare in qual modo un flessibile sia anche una macchina utensile con trasmissione adattabile a qualsiasi manovra, dando in un primo momento l’impressione di essere una specie di stazione mobile di emissione della TV generalista. L’ossimoro “stazione mobile” ci fa notare che ci stiamo sbagliando. La domanda da porci è: com’è possibile far passare una crisi attraverso una macchina utensile con trasmissione etc…? Stante l’ambiguità, tale macchina è contemporaneamente complemento di mezzo della risoluzione della crisi e complemento di moto attraverso luogo del passaggio della crisi. In ultima analisi, qualsiasi mezzo di risoluzione ha radici umane. D’altra parte il passaggio per un luogo implica una superficie, una via, una strettoia, un canale etc… Se nel secondo caso possiamo ancora usare la forma del tubo, nel primo la faccenda si complica poiché si dovrebbe pensare un uomo-tubo o, magari, un uomo-strisce pedonali, la cui capacità di far passare la crisi sarebbe quantomeno dubbia se non totalmente da dimostrare. L’unica soluzione che troviamo a tale aporia è quella della forma “uomo-flessibile”, specie i cui esemplari possono essere incontrati nei più incontaminati paesaggi urbani a qualsiasi ora, in qualsiasi posizione, intenti a qualsiasi attività e avendo assunto le più disparate configurazioni in/organiche. L’immagine risultante è pressappoco la seguente:

Avrete notato che è stato necessario rendere il sostantivo al plurale. Ma d’altra parte questo ci fa uscire dalle pastoie, accennate sopra, di come rispondere con un singolo flessibile ad una pluralità di crisi. Ne segue che il flessibile è imprescindibilmente plurale. I Flessibili. Essi sono attraversati dalla crisi come fossero strisce pedonali e, consentendole l’attraversamento, ovvero, come detto, assumendo su di sé il compito di contenerne l’aumento inesorabile di pressione, l’accompagnano nel suo corso storico senza propriamente risolverla ma, conformemente al dettame spirituale, rinviando tale risoluzione al futuro.

Dei Flessibili Devoto e Oli ci dicono:

Flessibili s. m., pl., Ordine di Echinodermi Crinoidei (Flexibilia) probabilmente derivati da Inadunati diciclici, con peduncolo, privo di cirri, comparsi nell’Ordoviciano, estinti nel Permiano. Ma, precisiamo, evidentemente non estinti: se n’erano solo perse le tracce.

E sfido chiunque a dimostrare che tale descrizione non mette a tacere ogni singulto d’ipotesi contraria!

...e se qualcosa ancora non fosse chiaro giocate a TuboFlex oppure scaricatelo!
(è necessario il plug-in macromedia flash)

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