31 dicembre 2006

Uno e trino

MESSAGGIO DI OCAPODANO 2007
ovvero, il post a reti unificate da un re
gno di tre Sicilie

Italiane ed italiani, eccovi qui a sbirciare per l'ennesima volta nelle nostre pagine. Ma che vorrete, poi, da noi anche il 31 dicembre? Il nostro pensiero già si volge all'ano a venire, non certo all'ano che se n'è andato!

Secco sia l'ano di chi scorda il passato, mi verrebbe da dire ascoltandoti, ah p-sà! Ma come? già spariamo a zero sulle res gestae degli ani passati? Cari italiane e cari italiani, piuttosto, avviciniamoci a questo nuovo ano, con un tenero pensiero all'ano che è stato e che è ancora per qualche ora. E a maggior ragione, quest'ano, che porta ancora le dolorose ferite del tempo che fu. Io, per esempio, in questi giorni mi trovo ad affrontare una brutta escoriazione al sedere, con qualche lieve perdita di sangue. (sottovoce a P-sano: *no, no, non è di tua competenza il problema, zitto e ascolta). Le feste natalizie, feste di tacchini e salmoni, di risotti e panettoni, di filetti alla Wellington e capitoni, mi hanno causato nei giorni a seguire una piuttosto brutta cagarella (per gli amici francesi che ci stanno ascoltando dal bell'esagono transalpino: chasse); e quando uno soffre di cotanto male va in bagno spesso, e si trova quindi costretto a strofinare più del solito il proprio presidenzial culetto. Neanche il bidet al Lactacyd intimo ci può dare una mano in quei casi. l'ano s'arrossa, l'ano può subire delle lacerazioni. L'ano che si appresta a terminare, dunque, ci porti una delicata lezione: se sei colto da diarrea, fai meglio ad utilizzare meno carta igienica del solito, anche se Scotonelle. E il mio pensiero vola qui all'Europa, e in special modo alla Francia, che ho avuto modo di visitare ufficialmente in questi mesi: grandi differenze culturali sembrano separarci nel modo in cui ci prendiamo cura del nostro ano, ma la fiducia che riponiamo nel sogno europeo ci induce ottimisticamente a pensare che quali che siano le nostre radici igieniche, sempre di ani si tratti, di ani fratelli, o quanto meno cugini. Con o senza bidet.

Signori, signori! Ma che modi sono questi? Ma che toni abbiamo assunto? Signori colleghi, questo è un post congiunto, un post augurale, un post di concordia e armonia universale! Che sono queste porcherie a doppio senso, queste confidenze così intime sul proprio regolamento intestinale? Il blog che io qui rappresento è un blog perbene, adatto alle famiglie, conciliante e ridanciano, mica roba osé come quella che propinate voi! Mi toccherà risollevare i toni della discussione, d'altro canto sono il capo. Happy vi avrebbe fatto tremare semplicemente con un rutto, Ferarotto forse con una flatulenza postmeridionale (e siamo di ritorno all'ano, ahimé..),io ho bisogno di scrivere qualche riga ma il risultato spero sia lo stesso..oggi è il 31 dicembre! che cosa gli diciamo ai nostri lettori congiunti? un po' di ufficialità, insomma! Come passeranno il capodanno le nostre oche e le vecchie ex duchesse?

Vecchia ci sarai tu, e pure ex, quanto sei oca poi non ne parliamo... Qui il punto è che si confondono orientamento della memoria e orientamento del pensiero: serbiamo memoria dell'ano che fu, volgiamo il pensiero all'ano che verrà! Ai nostri lettori congiunti diciamo: "felicitazioni!", contenti che vi siate potuti congiungere, quale che sia il modo da voi scelto per il congiungimento, siamo felici che, ovunque voi siate, il vostro congiungimento sia stato reso possibile, da quest'ano o da ani precedenti. Perché congiunzioni e coniugazioni, da noi in Italia, sono tutt'ora vietate (e la lingua infatti, specie quella televisiva, ne risente). Ma siamo fiduciosi: il 2007 porterà i PaCS e il congiuntivo, nonché un uso corretto del futuro; è a queste famiglie, famiglie future e congiuntive, che dedichiamo allora questo blog, questo post, questo nostro congiungimento triadico (checché ne abbia di ridire Molly) e trinacrico. Indegno e chino il 2006, snodatosi tra scandali elettorali e ripetuti fallimenti dei reality, siamo certi che il 2007 entrerà eretto negli anali di questo Paese.

Checché ne dica il Capo, direi io! (CHECCHE! dirà il capo, dico io). Ma il congiungimento è figurato, s'intende, è la gigioneria birbesca dei compagni d'avventura che ci siamo scelti...mica avrete abboccato all'esca? e l'oca, l'oca? che ne dice, o si placa?

L'oca né dice, né si placa, afflata invece, cioè starnazza. Care e cari italiane e italiani, che notte la notte che sta per arrivare. Già, che notte? Chi dei lettori, prima di congiungersi era solo un mio lettore o una mia lettrice, saprà che quest'anno avevo già disposto di prendere 20 gocce di lexotan e andare a dormire. Non fu possibile, neanche quest'anno. E così farò da accompagnatore a una dolce dama di antica conoscenza, tale EnneMerì. Fino al brindisi. Poi si sa, dopo il brindo selvaggio e tradizionale, si rischia sempre di ricadere in vecchie reti, le vecchie piattaforme di mantenimento reti di contatto chiuse, da cui ci si credeva già salvi. E salvi saremo! E quindi dopo cena non andremo alla grande serata 40€ senza consumazioni della jeunesse dorée palermitana, ma vagheremo, dama al seguito per la Palermo giubilante. Sperando di non essere colpiti da un mortaretto o da un razzo che ci bruci le presidenzial piume, o il già escoriato sedere.
Da vecchio, io sì son vecchio e passatista oltre che oca, non posso che gettare uno sguardo ai tanti ragazzini che nel mio quartiere rievocano con tanto ardore la guerra nel Vietnam. Tanto cari siete ragazzi, che peccato sarebbe ridurvi la faccia in poltiglia. Già, perché i botti fanno anche male, ma l'intera biblioteca storica verdone Einaudi frantumata in faccia fa ancora più male, specie se a colpirvi è un giovane e gaudente storiofilo con esami a gennaio e il culo dolente. Buon anno a voi.
E tu capo? non preoccuparti, smettila di stare adeso al muro. Parla pure, io e p-sano non ti faremo del male. E poi sei anche pieno di microbi e germi della febbre del Wisconsin, pussavia!

Ecco, appunto, pussavia! Qualcuno ha visto la mia maschera d'argilla? Mi devo fare la maschera purificante prima di uscire stasera. C'è Gianna al Politeama. Mi devo arrampicare sul palco vestito da donna e cercare di baciarla - ché solo vestito da donna ho una qualche speranza di riuscire a baciarla, ma nessuna speranza se prima non purifico tutti i miei pori! Oca, non avrai mica scambiato la mia maschera d'argilla per qualche crema analgesica e/o lubrificante?

Pussovia dalle vostre occasioni mondane, io, e mi rintano in casa con la famiglia! almeno fino a mezzanotte: allo scoccar della quale, novello zucchino (toscanismo per intendere zucchina ma qui ci sono già troppe ambiguità di genere), la mia febbre deciderà se consentirmi una festa privata radicalchic con compositori di musica contemporanea (Sollima), od ordinarmi repentino il letto più vicino. D'altro canto, ciò che si farà stanotte verrà ripetuto durante tutto l'anno che viene, come vuole il detto: e mica si può pensare che il capo diventi nottambulo per l'intero 2007, o mi sbaglio??!!??!!???!!!

CONCLUSIONE DEL PRIMO ESPERIMENTO DI POST A RETI UNIFICATE; IL CAPO DEI RIGATTIERI, L'OCAMUCCATA E IL PISS-ANO AUGURANO A TUTTI GLI AMICI E LETTORI UN FELICE ANNO NUOVO DA UN REGNO DELLE TRE SICILIE

Ah, ma eravamo ancora in onda? Beddamatri chi malafiura chi mi facistivu fari! Ma poi si chiude così dico io?

Nicole'… Nicole'!

Qualcuno ha visto la Orsomando?... ah, è morta? Ma perché la gente muore senza che nessuno gliel'abbia ordinato? C'è sempre da rimboccarsi le maniche in questo show, è un'emergenza continua, un giorno finirò ucciso da un riflettore che si stacca dal soffitto!

Gentili retespettatori e retespettatrici, abbiamo appena pubblicato il messaggio di ocapodano del Capo, di Ocamuccata e di P-sano, diffuso a blog unificati in mondolettura. Nel lasciarvi ai programmi della serata, ne approfittiamo per augurarvi un felice ano nuovo da un regno di tre Sicilie.

almeno il tecnico per l'effetto stellina al centro dello schermo quando lo tocco con il dito sorridendo c'è o se n'è andato anche lui?

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29 dicembre 2006

#14 - Il Meraviglioso Mondo delle Chiavi

Si chiude l’anno solare, ci vuole una chiusura solare dell’ano, che pur non volge al termine ma, semmai, al…

Come ovunque, come d’obbligo – sociale, s’intende, e poco nobile – è tempo di bilanci. E i bilanci si fanno sbirciando nel meraviglioso mondo delle chiavi, che per una volta diventano buchi di serrature attraverso i quali spiare la vita segreta di chi naviga su internet. Se credevate che lo spazio virtuale sia unidirezionale, che il lettore resti anonimo, ebbene vi sbagliavate. Poco, forse, si apprenderà del singolo utente, ma molto di quella ipostasi che è l’Utente, il Lettore.

Se a maggio aveste cercato su Google una pianta ammazza capre, se il dubbio di sapere da dove vengono gli elefantini di vetro v’avesse attanagliato l’animo, se le vostre, meningi si fossero spremute notti e giorni domandando dove si coltiva il taro in Italia, ebbene in tutti questi casi, in qualche modo, sareste giunti a casa di TheDutchess su bus elettronici, ed ella trema oggi, come tremò allora, domandandosi a sua volta quale curiosità perversa avesse in animo il cercatore di una soluzione finale in chiave caprina, dell’origine di proboscidi cristallini o della geografia agricola del taro nello Stivale. Ma ciò che, sopra ogni altra cosa, ammanta di terrore la poverina è il pensiero che qualcuno l’abbia rintracciata assetato di sapere qualcosa su guanti gomma psicologia. Già vedevo un epigono di Psycho con mannaia e guanti di caucciù Vileda® pronto ad attentare alla mia gola quando fossi uscito dal loculo doccia di Valckenierstraat, e poi maggio passò.

Fu giugno. Ah, giugno! Tempo buono, avrà pensato qualcuno, per costruire una porta d’armadio, e poi, dopo avere messo una porta a quest’armadio, magari anche dotarla di numero civico perché l’amante ivi nascost_ potesse ricevere la posta. (Anta, tuonava qualcuno tra i canali, antaaaa!). Ovviamente una costruzione da realizzarsi con le informazioni reperite online e certo l’utente non era lo stesso che, preoccupato, rovistava online inseguendo orzaiolo, durata intervento. Non gli sappiamo rispondere, crediamo di non avergli saputo dire nulla quando ha bussato alla nostra porta e non ce ne rammarichiamo, per quanto, come vedremo, non è il solo le cui speranze nosologiche siano state involontariamente frustrate. Ci sarebbe invece piaciuto soddisfare la mente fulgida che ha partorito il desiderio di possedere, in tempo di mondiali del pallone, una bandiera dell’Italia glitterata, e ci poniamo un semplice quesito di sibillina memoria: si voleva glitterata la bandiera o l’Italia? Suona bene, dopo l’Italia turrita, l’Italia glitterata! Suona certo meglio di un carme latino per lo meno insolito, quale il canto del maiale di plinio il vecchio. Chissà perché, poi, Plinio avrebbe dovuto possedere un maiale canterino. Ad ogni modo abbiamo ragione di dubitare che ne esista un mp3.

A luglio, improvvisamente, ci piombano addosso timori che credevamo estinti, ripetizioni maniacali: lavare il cazzo coi guanti di gomma, che con la psicologia fanno la traccia di un soggetto da porno-thriller, potenziale blockbuster.

Le turbe psichiche si risolsero, evidentemente, ad agosto, quando il misterioso utente ci fa sapere: con l’autoipnosi sto meglio. Ma altri, evidentemente, continuarono a soffrire di un qualche disturbo e a rivolgersi a noi, nonostante le ferie. Viaggio Venezuela zaino o valigia?distanza di km da mosca a pokrovsk? Moira Orfei e la sua ischemia? (variante di moira orfei ischemia, dove l’eccesso di telegrafismo rendeva incerto se la zingara fosse causa o vittima).

Da settembre, misteriosamente, tutto cambia. Inizia forse la stagione degli amori? Si cercano troie nell’isola di anguilla, si dice l’olanda paese di zoccole e, se tanto mi dà tanto, c’è da sospettare anche di cose ci facesse Michael Douglas nell’isola siciliana. A un ottobre piatto fa seguito un novembre movimentato da ormoni impazziti e timori epidemiologici: dove vive il plasmodio, ci chiede qualcuno, ma temiamo le strane fantasie di classe di chi asserisce godo come un ricco e sono lesbica, per non dire di chi si mette sulle tracce di puttane con anguille in fica. Perla di fine mese fu il what does sub umbra floreo means on the Belize flag, e ci chiediamo perché, fra tutti, si sia poi scelto il nostro, di blog, per trovarvi una risposta. Ci preoccupano comunque le ripetute ricerche a base di piss, affiancate da un esortativo adeste fideles che mischia incidentalmente sacro e profano meglio del migliore Ballard, suggerendo per lo meno di collocare nel presepe le latrine.

Ma dicembre è stato esplosivo. Dai semplici navigatori passiamo agli Indiana Jones della rete, Magellano in confronto era nulla, le scommesse di Colombo una sciocchezza, i fisici a caccia di neutrini sotto i Gran Sasso degli incapaci privi di fantasia. Il potere della curiosità umana assume proporzioni e potenza sismiche, cataclismatiche, da big bang. Disattendiamo chi cerca un banale “foro della pace”: tutti sanno esattamente qual è il foro della pace. Domanda trita, scontata, formulata senza fantasia, pari a chiedersi che gusto ha lo sperma: sarebbero bastati pochi, semplici esperimenti per rispondere ad entrambe. Che internet frustri la ricerca empirica? Mah! Certamente noi abbiamo frustrato l’impavido che voleva saperne di più forse su Moira Orfei e pertanto… forum discussioni domande ischemia cerebrale. Affidiamo invece alla già citata Natalia Aspesi la risposta ad un’altra domanda: lui è un narciso come faccio? Tesoro spingi, spingi e vedi che affogherà. Coi narcisi si fa così. Ci terrorizza la patologia di chi cerca p e ci trova, poi cerca tu p e ci trova ancora, ripetute volte, e ci spiazza la creatività sintattica di se l’aereo viene cenere vulcanica Catania. Altrettanto creativo chi pensa già a gioco da tavola + lotta di classe, dopo Monopoli e Risiko siamo certi che avrà grande successo, consentendo al capitale di far quattrini anche sulla lotta di classe… poi si spalancano le porte sul vasto territorio dell’eros.

Molta pudicizia: se non sei vergine si vede

Pudicizia virgolettata: “senza mutandine” “inverno”

Feticista simplex: vado al cinema in reggicalze [due volte]

Feticista complex: [vedi il palmares, primo posto]

Esplicito: ti scopo la bocca, seguito da troie d’ogni nazionalità.

Si fa protagonista, da qui, il pompino: pompini australiani, tedeschi, stati usa, di donne bulgare, pompini irresistibili (sarà stata la ricerca di un ammiratore?), fra gay e ancora gregoraci pompino, erasmus esperienza pompini e pompini vetrine Amsterdam (altri due che deve aver sentito parlare di me…). Speriamo così di aver soddisfatto l’enciclopedista che voleva sapere tutto sul pompino.

Ma il vero, unico, incomparabile protagonista dell’immaginario erotico degli internauti è l’ano. E questo lo vorrei fare sapere a Ratzinger e Ruini, alla CEI e all’Opus Dei, e anche a Rutelli, che però mi puzza di persona già informata sui fatti… 50 volte la semplice parola ano ha condotto qui qualcuno. Piss e adeste fideles seguono a grande distanza, ma ciò che colpisce è la varietà di accoppiamenti che si aggiungono a queste 50 ricerche, perché l’ano, come l’essere, si dice in molti modi: aperto, caldo, bello, di donna, sano, di signora matura, l’ano è sempre protagonista. C’è chi cerca foto, chi immagini, chi visione, chi vuole la visione d’insieme: fondoschiena ano; chi lo vuole abbigliato: calze ano. E poi la cosa si fa alquanto pornografica: vergine ano, piacere ano, macchina ano, tutto in ano, evidentemente legato ad un interrogativo tipo capacità ano, interrogativo che palesemente non si è posto chi poi s’è accorto che brucia ano, ano che fa male.

La spina dorsale di tutte queste ricerche è però costruita su alcuni evergreen, che ci dicono di fantasie erotiche stagionali e mutevoli, seppur intense, a fronte di interessi costanti e vari: il mangiaodori, ad esempio, ma anche gli utensili ottici, occupano un posto di rilievo fra gli interessi coltivati nel tempo libero. Curiosamente anche anne treca è persona importante agli occhi di molti e molte, e altrettanti hanno un bruciante bisogno di sapere come si dica dare buca in inglese, sintomo di uno sfibrarsi dei rapporti internazionali: se ne dedurrebbe che l’ONU è prossima al collasso o, per lo meno, gravemente sfiduciata.

Poi… poi c’è il podio

palmares

Al terzo posto si piazza, per la costanza e la pervicacia con la quale le danno la caccia,

si maritau rosa

nelle versioni “si maritau rosa” “rosa sarina e pippinedda”, si maritau sarina e pippinedda, si maritau rosa traduzione, etc…

Al secondo posto troviamo un vero candidato ad entrare nella psychopatologia sexualis: zia che fa un pompino al nipote è una chiave di ricerca fantastica, che mette al centro le relazioni di parentela e non importa chi sia la zia, chi il nipote. Ciò che interessa è solo l’inusitata variatio sull’incesto. Un sussulto goldberghiano.

Il primo posto… ci sono cose che non si possono verbalizzare, per tutto il resto ci sono le chiavi di ricerca. Le chiavi di ricerca danno nome a tutto, accostano tutto, generano nuove figure, producono immaginario, rinnovano la lingua, sfumano i confini, rigenerano il discorso. Si staglia così su tutti gli altri, svettando come un watusso a Okinawa, il genio di colui o colei che in un irrefrenabile impeto poetico ha sentito la pulsione incontenibile d’interrogare la madre di tutte le reti chiedendole

treno senza mutande

somma antropomorfosi del cavallo d’acciaio, l’attendiamo alla magica combinazione pompino treno, che sentiamo dietro l’angolo.

Felice 2007

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26 dicembre 2006

(letteralmente giocandolo + aria di famiglia = giocando l’archivio)

intro
Casalinghe più che disperate! Cosa fa una casalinga più disperata del figlio lontano? Casalinghe sull’orlo di uno sgabello! Ma che ci sta a fare una casalinga sull’orlo di uno sgabello? Topi giganti? C’ha ‘a lampadina fulminata e non c’arriva a cambiarla? Scoprilo su Rieduchescional Channel! Casalinghe col cappio al collo, solo su Rieduchescional Channel!

Pronto? Ciao Ninuzza! Ti stavo per chiamare, vedi certe volte che coincidenze!
Ti giuro, guarda ti stavo proprio cercando il nummero sulla rubrica.
Che significa perché ti stavo chiamando? Per sentirci. Come stai? Tutt’apposto?
Sì… ssì… no io bene, ora sto aspettando le analisi del colesterolo insieme a quelle di mio marito che stiamo facendo la dieta pa’ prissioni: ha un mese che non mangiamo fritto. Tua mamma che dice? … ma poi i soldi di l’assicurazione ce li hanno dati? … pure? Ma vedi tu che cose, da non crederci! … eh, il figlio piccolo speriamo che ora si diploma e magari va’ travagghia, il grande è a Pisa a studiare, ma ha ttrè anni oramai che è là… Con la borsa di studio, si capisce, sennò comu facimu? Tutti ‘sti piccioli n’è che ce li abbiamo. Ora poi sono un po’ in penziero che dice che deve fare un trasloco, che li spostano a tutti. Perché lui sta diciamo nelle case dell’università, dorme, studia, si cucina, fa tutto là, a tipo caserma, precisamente. Ora dice che li mandano fuori città, sì… mah, ti giuro che non è che l’ho capito bene. Ci ho detto: gioja, ma può essere mai che vi mandano fuori? Scusa, tu c’hai l’università che comunque è in città, come dire che uno deve andare a Viale delle Scienze e lo mettono a Montelepre, ma può essere mai? Mi dice che li mandano a tutti a Marina di Pisa, che c’è lo jodio. Ninuzza io che ci fanno con lo jodio non lo so, ma ci ho detto che poi non è che mi smette si studiare e con questa cosa che è alla Marina si fanno i bagni? Dice che pericolo che si fanno i bagni non ce n’è… preciso, che deve fare troppo freddo, pure io ci pensavo, ma quello c’ha vent’anni e quando viene qui a Pasqua subbito a Mondello se ne va, manco passa a salutari so’ nanna. No, vastaso certe volte che non si può raccontare e a raccontarlo c’è da non credersi. Vabbe’, ma che ti devo dire, intanto questa cosa che deve fare il trasloco non la capisco, mi disse che c’è lo jodio, che li vuole fare spostare l’ASL, che non c’erano soldi per il sale jodato alla mensa… dico ma importante dev’essere ‘stu jodio per fare tutte ‘ste cose, tu che dici? … ah, dici? Certo, in effetti n’è che c’avevo pensato, allora troppo avanzati sono là … Sì, pure la nuora di mio fratello andò a farsi visitare là e disse che ci pareva di stare a‘mierica! Allora secondo te ci devo dire o’ miericu di controllarmi lo jodio? Miiiii! Zittuti Ninuzza ca nna ‘stu mentri ca’ parravu cu’ ttia mi s’abbruciaru i milinciani nall’ogghiu! … Che cc’entra! N’è che è fritto, tutte immerse, a tipo vugghiute nall’ogghiu, mica che erano fritte! Tante cose Ninu’, ti saluto e baciami a tua madre, ciao, ciao…

[questo brano, riprodotto a memoria, testimonia una performance da me improvvisata presso I Praticelli, comune di S. Giuliano Terme, anni or sono, in occasione dello sciopero generale, quando stavamo protestando contro l’edificazione della casa dello studente in quei luoghi]

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24 dicembre 2006

(aria di famiglia)

-GUERRA AGLI SPIFFERI-

Mia zia ha messo le guarnigioni alle finestre.
Clausewitz, in confronto, era un pivello.

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22 dicembre 2006

Meditazioni jenesi is back

Qualcuno ha osservato, supponendosi acuto, che il fatto che Berlusconi sia andato a farsi operare all'estero per un intervento definito di routine, preferendo l'Heart Center di Cleveland al San Raffaele di Milano, sia l'ennesima mazzata all'immagine della Sanità italiana, un'inutile iniezione di sfiducia, certamente a scopo politico.
Ci piace pensare che raccogliere baldi diciottenni all'uscita degli orfanotrofi dove hanno vissuto - salvandoli così dalla strada e da una vita di elemosine - perché i loro cuori possano rinvigorire potenti logori non sia ancora un intervento di routine presso il San Raffaele.

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21 dicembre 2006

(letteralmente giocandolo)

- BANCHETTO DIVINO -

Ebbe tutto inizio al solito banchetto del Re Fosco, mentre il Lambrusco, spumante, faceva il gaglioppo con il Dolcetto d’Alba che gli stava a fianco. Non che loro c’entrassero direttamente qualcosa, ma proprio tra l’uno e l’altro fece la sua comparsa un acino d’oro recante la scritta “al più bello”. Fu Moscato, sempre sul chi va là, a notarlo per primo e allungò le mani con fare grecanico.
“Moscato! –cannoneggiò autorevole Müller-Thurgau- Che stai cercando di nascondere? Cos’è che ti brilla fra le dita?”
“Nulla, nulla, cosa vuoi che sia…”
“Ah, non cercare di fare il sangiovesino con me”
“Già, di che si tratta?” aggiunse Lambrusco
“Sento puzza di tannino…”, chiosò stizzita Malvasia Rosé
Moscato capì subito di non essere in una botte di ferro e mostrò ai commensali il prezioso acino.
“Chardonnay! E a chi altri credete che possa essere destinato se non a me?” intervenne il Conte di Cabernet-Sauvignon, con la sua erre moscia e la nobile cadenza francese. Ma l’interruppe la risatina fruttata di Malvasia Rosé: “Ecco il solito zibibbo tronfio. È chiaro che quell’acino è destinato a me”. Stavolta fu Montepulciano d’Abruzzo, proprio accanto a lei, a prorompere in una risata corposa: “A te? Ah, buona questa! Tu vali poco più di una vernaccia!” “Vernaccia a me? Offendere così una signora? Sei un mosto insensibile!”
“Insolia, come osi?!”, disse quello per tutta risposta. E lì, fu la bagarre. Ah, se non lo date a me saranno lagrime e chianti per tutti! Trebbiano! Vecchio nebbiolo passito! Viscido vermentino! Barolo al metanolo! Madre dell’aceto! Californiano d’importazione!
“Basta!”. Rimasti in disparte, in tre, all’unisono, troncarono seccamente la lite. Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano e Nero d’Avola, scuri in volto più del solito, lanciarono ai convitati un’occhiata severa. “Per tutti i vitigni! Che scene sono mai queste? Indegne del vostro lignaggio invero. Non è così che si risolvono le dispute. Faremo scegliere ad un arbitro al di sopra delle parti, un giudice imparziale”
“Non starai mica pensando ad un sommellier, vero?”
"Merlot, non riesci mai a tenere il becco chiuso. A decidere sarà il consumatore”

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18 dicembre 2006

Meditazioni jenesi

Moretti aveva infatti chiesto: D'Alema, di' qualcosa di sinistra.
E Fassino rispose: "...dobbiamo porre al centro della questione il diritto del bambino di essere adottato e di crescere in un determinato contesto [...] Non sono sicuro che sia utile per un bambino essere adottato da due omosessuali"
Ma tale è il maschilismo della sinistra italiana, che pare ci dobbiamo accontentare di qualcosa di sinistro...

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15 dicembre 2006

#13 - Perle ai Porci

"disco" era un programma che andava in onda su qualche televisione tedesca anni fa, con una sigla agghiacciante è l'antesignano dei numerosi show sabbatici che caratterizzano i palinsesti di RaiDue e Italia1... Certo, gli anni sono altri, la classe dei registi è cambiata.

Così, quando per il mondo impazzavano gli ABBA, prima di emigrare in Sudamerica, in un'epoca di esibizioni di Baglioni in Svizzera, ecco la Nostra per antonomasia prestare la sua ugola d'oro e, soprattutto, il suo collo snodabile, alla televisione tedesca. In una performance più unica che rara.

Per voi, care lettrici, per voi, cari internauti, per voi, popolo dello spazio aptico del web, le nostre arti di fine ricercatore (ecco a cosa è servito il seminario di Metodologie della Ricerca Filosofica) hanno riesumato una registrazione pregevole.

Si noti, in particolare, l'arguzia e l'audacia del regista che accosta la Nostra e delle fantasmagoriche gemelle, chiaro riferimento alle Gemelle per eccellenza, sì, quelle che debuttarono addirittura quando il canale della RAI non si chiamava ancora RaiUno.

Da non perdere il costume (abito?) a metà tra Cat Woman e la moglie dell'Uomo Ragno, con delle inevitabili zampe d'elefante i cui svolazzi preludono già ad atmosfere latine.

Tutto il resto è lei, intramontabile e, eccezionalmente, non in italiano, non in spagnolo, bensì in tedesco!

ladies & gentlemen (soprattuto ladies), ecco a voi

liebelei



poi sarebbe carino se qualcuno ci sapesse tradurre che diavolo dice il presentatore... (sempre che non sia chiedere troppo, visto che alcuni degli utenti si limitano a fare i lettori silenziosi pur millantando conoscenze linguistiche tuttora inverificate!)

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08 dicembre 2006

#12 – Flessibili

Come evidenziato dall’immagine, chiamiamo tecnicamente flessibile un tubo. L’inglese – come sempre lingua precisa – direbbe che l’oggetto mostrato nell’immagine è un flexible hose, nella fattispecie un flexible pressure hose, non una manichetta qualsiasi.

Potete trovare una manichetta flessibile a pressione sul retro del vostro lavandino, che porta l’acqua al rubinetto. Attraverso un flessibile passa dunque qualcosa, solitamente un liquido o un gas fluidificato; qualcosa pertanto che può potenzialmente raggiungere una pressione elevata, come appunto l’acqua quando chiudete il rubinetto e costringete improvvisamente tutto quel flusso in un cilindro da dodici, quindici millimetri di diametro.

Ultimamente attraverso il tubo flessibile stanno facendo passare, a pressione elevata e in aumento, la crisi. Sulla natura della crisi come fluido storico rimandiamo ad un post futuro, attendendo il quale potete sempre spulciare qualche paginetta esplicativa di Marx, Karl, Keynes, John Maynard e Sraffa, Pietro (anche Gramsci, Antonio e Lenin, Padredelpopolo male non farebbero). Frattanto, cerchiamo di analizzare la relazione che intercorre tra il flessibile e la crisi. E, siccome siamo filologici, partiamo sempre dal Devoto-Oli.

Flessibile, 1 agg., capace di adattarsi con notevole facilità ad una configurazione curvilinea o ad angolo ◊ Fig., facilmente adeguabile a diverse situazioni o esigenze. 2 Di costituzione che può esser modificata dal potere legislativo con procedura ordinaria. 3 Come sost. masch., macchina utensile con trasmissione adattabile a qls. manovra.

Rileviamo alcuni controsensi fondamentali:

- è assente la definizione di “flessibile” per come mostrato dall’immagine.

- l’idea di fare passare la crisi da o per un tubo è morfosintatticamente differente dall’idea di far passare la crisi con o per mezzo di un tubo, per flessibile che esso possa essere. Controversa e morfologicamente ambigua la posizione di chi vuole fare passare la crisi attraverso un tubo – posizione che direi demagogica o, per lo meno, da propaganda populista eppure, per l’ambiguità che non abbiamo ancora sciolto, non ci potevamo esimere dall’impiegare il medesimo ‘attraverso’ poche righe fa.

La tesi che cercheremo qui di sostenere è assai modesta: dimostrare che comprendendo l’ambiguità dell’espressione corrente “far passare la crisi attraverso l’impiego del flessibile” è possibile sussumere le definizioni determinate di Devoto e Oli sotto la definizione generale proposta dall’immagine di apertura. Tale definizione visiva sarà ovviamente oggetto di torsione retorica e sviluppo dialettico nel corso della dimostrazione.

Dice il Poeta della crisi:

“Quando inizia una crisi è un po’ tutto concesso
Quasi come a carnevale

Quando è in corso una crisi dimentico tutto
E posso farmi perdonare”

(Bluvertigo, La Crisi, in “Zero”, 1999, Sony Music Entertainment)

Si tratta, insomma, di una sorta d’ebbrezza collettiva. Se ne dedurrebbe, di primo acchito, che il fluido che metonimizza la crisi è un qualche alcolico. L’ipotesi è avallata da qualche concrezione sintagmatica frequente nel linguaggio giornalistico e ormai comune: battaglia/crisi del vino, crisi del settore vinicolo, crisi del turismo/mercato enogastronomico, per non elencare i numerosi amari evidentemente prodotti da esponenti del mondo politico italiano in anni recenti (in particolare l’ “Amaro Follini” e la bevanda da aperitivo nota come “Prodino”). L’ipotesi, pur suggestiva, va scartata alla luce di prove empiriche che la mettono, è il caso di dire, in crisi. Rileviamo innanzi tutto che la pluralità di crisi è difficilmente risolvibile mediante l’impiego di un unico flessibile, ma questa è solo un’impressione. Analizziamo invece il testo e atteniamoci ad esso.

L’idea che sia “un po’ tutto concesso” ci rimanda ad un quadro legislativo colabrodo, da parlamentarismo carnascialesco (fatto che qualsiasi tribuna politica mette in mostra con evidenza lapalissiana); l’idea del perdono e della dimenticanza, invece, ad un messianismo cattolicheggiante di matrice tomistica che riprende Platone con una lettura che storpia opportunisticamente Plotino (moda culturale in voga da circa mille anni, evergreen del prêt-à-porter intellettuale). Se il primo garantisce quindi il circensem, il secondo si preoccupa di rinviare perpetuamente ad veniendum il panem. Il che ci riporta, ma con la solidità dell’analisi semiotica, al primo sospetto di populismo: la crisi, che oggi dà l’entertainment e rinvia ad un continuo domani il pane quotidiano, passa attraverso il flessibile ovvero lo attraversa, passando. Nella condizione di essere attraversato dalla crisi, il flessibile è quindi un po’ come le strisce pedonali.

Il rigore logico dell’analisi ci fa così comprendere come tale ambiguità sia una strategia discorsiva del populismo volta a spostare sul futuro l’accrescimento della pressione effettuale con l’illusione di una prossima diminuzione della pressione attuale al quale il flessibile si volge speranzosamente. Tale strategia, essendo sempre in atto, si dice evidentemente ordinaria – di straordinario non ha infatti alcunché.

Si è così sussunta nell’immagine la definizione 2 che Devoto e Oli ci propongono: il flessibile è di costituzione tale che può essere modificata dal potere legislativo – e, aggiungiamo noi, spirituale – con procedura ordinaria. Il senso figurato della definizione 1 segue direttamente: l’avere una costituzione così duttile significa essere facilmente adeguabile ad ogni situazione o– soprattutto, sottolineiamo noi – ad ogni esigenza. Scopriamo quindi, visivamente, che il senso proprio della 1 è in realtà il suo senso figurato, e viceversa, infatti:

La capacità di adeguamento del flessibile si esprime nell’assunzione, ove richiesto, di una forma curvilinea o ad angolo. Potenzialmente, però, il flessibile può contrarsi, espandersi, stirarsi etc… La 1, in senso proprio, è dunque la determinazione particolare della forma più generale che assume la medesima letta da Devoto e Oli in senso figurato.

E d’altra parte i due, poverini, vanno capiti: Devoto è, nomen omen, prono al potere spirituale che, con procedura ordinaria, esige la torsione, la (genu)flessione; Oli, è evidente, è costitutivamente incline alla lubrificazione delle situazioni di attrito e all’agevolazione di scivolamenti e slittamenti, anche semantici (ci si può fidare di un tale dizionario? E, d’altra parte, volgersi al pastiche linguistico rom e infantile dello Zingarelli? Piegarsi all’inclemenza guerrafondaia del Battaglia? Urgerebbero in tal caso, le sottili bende ospedaliere del Garzanti! Quanto al de Mauro, si presenta come dizionario privatista e romanesco, de Mauro e de l’amici sua e de nessun artro, pariolini o trasteverini che siate).

Più complesso il prossimo passaggio, che richiede di spiegare in qual modo un flessibile sia anche una macchina utensile con trasmissione adattabile a qualsiasi manovra, dando in un primo momento l’impressione di essere una specie di stazione mobile di emissione della TV generalista. L’ossimoro “stazione mobile” ci fa notare che ci stiamo sbagliando. La domanda da porci è: com’è possibile far passare una crisi attraverso una macchina utensile con trasmissione etc…? Stante l’ambiguità, tale macchina è contemporaneamente complemento di mezzo della risoluzione della crisi e complemento di moto attraverso luogo del passaggio della crisi. In ultima analisi, qualsiasi mezzo di risoluzione ha radici umane. D’altra parte il passaggio per un luogo implica una superficie, una via, una strettoia, un canale etc… Se nel secondo caso possiamo ancora usare la forma del tubo, nel primo la faccenda si complica poiché si dovrebbe pensare un uomo-tubo o, magari, un uomo-strisce pedonali, la cui capacità di far passare la crisi sarebbe quantomeno dubbia se non totalmente da dimostrare. L’unica soluzione che troviamo a tale aporia è quella della forma “uomo-flessibile”, specie i cui esemplari possono essere incontrati nei più incontaminati paesaggi urbani a qualsiasi ora, in qualsiasi posizione, intenti a qualsiasi attività e avendo assunto le più disparate configurazioni in/organiche. L’immagine risultante è pressappoco la seguente:

Avrete notato che è stato necessario rendere il sostantivo al plurale. Ma d’altra parte questo ci fa uscire dalle pastoie, accennate sopra, di come rispondere con un singolo flessibile ad una pluralità di crisi. Ne segue che il flessibile è imprescindibilmente plurale. I Flessibili. Essi sono attraversati dalla crisi come fossero strisce pedonali e, consentendole l’attraversamento, ovvero, come detto, assumendo su di sé il compito di contenerne l’aumento inesorabile di pressione, l’accompagnano nel suo corso storico senza propriamente risolverla ma, conformemente al dettame spirituale, rinviando tale risoluzione al futuro.

Dei Flessibili Devoto e Oli ci dicono:

Flessibili s. m., pl., Ordine di Echinodermi Crinoidei (Flexibilia) probabilmente derivati da Inadunati diciclici, con peduncolo, privo di cirri, comparsi nell’Ordoviciano, estinti nel Permiano. Ma, precisiamo, evidentemente non estinti: se n’erano solo perse le tracce.

E sfido chiunque a dimostrare che tale descrizione non mette a tacere ogni singulto d’ipotesi contraria!

...e se qualcosa ancora non fosse chiaro giocate a TuboFlex oppure scaricatelo!
(è necessario il plug-in macromedia flash)

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03 dicembre 2006

#11 - Lotta di Classe, un Elegante Pugnare

Entrò come corpo teso entra. Spudoratezza fatta carne, individuò presto il proprio obiettivo e mosse da subito nella sua direzione, sicuro eppure goffo, goffo d’ansia e di competizione, ladro d’indole risoluta al suo primo appuntamento con un commerciante e i suoi preziosi.
Il commerciante è un fenicio allegro, maestro nella dissimulazione del controllo. Si estende come un odore, come un’atmosfera è assente e presente insieme; certamente è vasto quanto i suoi cinque sensi e per questo completamente disincarnato.
Si diedero presto battaglia perché sin dall’apparire del ladro sulla scena fu evidente a tutti – a tutti coloro che prestassero attenzione, beninteso – che il ladro puntava i beni di un certo commerciante fenicio che faceva spallucce distrattamente, muovendo di contrattazione in rilancio, di negoziazione in baratto, da un tavolo all’altro. E il ladro, goffo e risoluto, spudorato e incauto fino alla sconcezza, si leccava già le mani e il fenicio, troppo preso, sapeva già che quella merce stava per scomparire dal suo bancone ed ebbe un sussulto quando credette, per un attimo, che delinquente e refurtiva s’erano dileguati ma sapeva in fondo che quella merce troppo preziosa non l’avrebbe tradito così banalmente, no, ci voleva un ladro cento volte più esperto. No, a quel ladruncolo teso lo stile non sarebbe bastato. Tutto lo stile del mondo scompare di fronte ad una sola goccia di classe e la classe era tutto ciò che il mercante fenicio aveva, una sola minuscola goccia centellinata nell’arco di una vita, tempismo e risparmio dell’eleganza, esercizio eleate di divisione infinta.
Piombai sul furfante con la nobiltà di un rapace quando sottrae a un felino inesperto la preda che quello riteneva già sua e che prima che se ne possa accorgere è già in alto nel cielo, fuori portata.
Il sorriso della vittoria graffia il volto del fenicio, un taglio che annuncia lo squarcio di delusione per l’ennesimo ladro goffo, e si conoscevano bene stavolta e il fenicio non voleva restarne deluso. Il commerciante sperava di non dovere dare, ancora una volta, prova della sua superiorità, di vedersi smentito, magari surclassato. Invece continua a intrattenere rapporti con la merce, assai più rispettosa delle regole del mercato che qualsiasi ladruncolo votato al mercimonio fuori dalle regole senza le quali, in fondo, non esisterebbe neppure.
Dicono che sia una merce rara, un prodotto di nicchia, per esperti, per intenditori, ma non è così. Spasimo piuttosto per un ladro raro quanto a indole e dote, che non competa ma giochi. Vorrei potere rivolgere la mia attenzione a ciò che è degno di me, meritevole, ma non c’è. Ora capisco il problema di Dio prima che creasse il mondo, povera donna.
Nell’attesa di creare qualcosa – sforzo per compiere il quale manco del tempo sufficiente – rinfodero la mia fiala di classe e torno ai giochi intramondani. Il mio tabellone, frattanto, segna:

Piss-ano aka the Shopkeeper 1

Niss-ano aka the Shoplifter 0

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