26 novembre 2006

#10 - Roba Che Scotta

UNA PROPOSTA POPOLARE DI CONSERVAZIONE ALTERNATIVA AL CONGELAMENTO



Pronto? Rosalia? Sì Nunzia sono, dimmi che c’è… Gioia, che contenta che sono che hai deciso di farlo e che chiami proprio alla zia. Si vede che sei mia figlioccia! Sono troppo emozionata. A tua madre però non ci dobbiamo dire niente che sennò poi lo sai com’è che fa, la pazza fa! Com’è andata? Ah, state finendo adesso, ho capito, ho capito… No, allora, lo devi sfilare piano piano mentre che quello è ancora rigido, sennò ti resta tutto lì ed è un casino… ‘U facisti? Ecco, brava. Ora statti accura, che sennò tutta la crema se ne esce e poi non abbiamo fatto niente e si deve ricominciare daccapo, e non è che poi mi chiami più tardi che io finisce la Carrà e mi vado a coricare che domani presto devo andare allo spedale dalla nipote di mia cugina Rrita… no… sì… meglio meglio… ma muoviti che ora ricomincia e voglio vedere come va a finire… Sì, sì, poi ti racconto, ma tu ce l’hai sfilato? Ecco, ora che l’hai uscito, pi’ ‘na manu ci fai a tipo un nodino… dal lato aperto, si capisce! che, ce lo chiudi dal lato chiuso? E che senso ha? Eh, scusami! Ti ho detto che la crema non se ne deve uscire, quindi si capisce che lo devi chiudere, per stare sicure diciamo… NOOOOOO! Non lo devi mettere in frigo! In frigo non si conserva, in frigo s’asciuga. Ti si secca tutto. O te lo metti in frizzer e continui quanto hai tempo oppure fai come faccio io: prima che vai a letto lo passi nell’uovo e ci fai un’impanatura con un po’ di prezzemolo. Te lo friggi a fiamma bella forte e quand’è croccante ‘stuti e ci metti il sale. E dumani ammatina t’u trovi ddocu che è una meraviglia e si conserva benissimo e te lo consumi quando ti pare e piace. Altro che frizzer, friggere! Ascolta la zia! … va bene, ti saluto che qui sta ricominciando. Un bacione Rosy, tante cose.

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21 novembre 2006

#9 - La Verginità Recidiva

-esperimenti pratici di citazione invettiva-

Lui: Ah, sei qui? Allora non sei annegato specchiandoti in qualche pozzanghera in questi giorni di pioggia.
Piss-ano: ancora tu? Ma sei recidivo… o forse sei disperato!
Lui: anche tu sei recidivo
Lui: fai lo spocchioso. E cmq non sono disperato. Non ce l’hai solo tu.
Piss-ano: tu sei vergine.
Lui: ma che dici?
Piss-ano: che sei vergine. Anzi che sei la Signorina Primavolta (T.A.R.M.)
Lui: ma che c’entra, che dici?
Piss-ano: che per te è sempre la prima volta.
Lui: magari trovassi culetti nuovi ogni volta! ;-)
Piss-ano: sei ontologicamente vergine, vergine di ogni esperienza (Tiqqun). Entri in contatto con le più vertiginose zone dello scibile (me) e ne esci vergine e intatto come Mike Bongiorno (Eco). Quando ogni benservito è futile non resta che il dileggio perpetuo (Piss-ano). A me va anche bene: io mi ci sollazzo.

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19 novembre 2006

#8 - Noia Epica

Lui: Deh, Narciso a te ti fa ‘na sega.

Piss-sano: Io a Narciso gli do ripetizioni quando perde lo smalto.

Lui: Allora attento agli specchi d’acqua…

Piss-ano: …

[svariati secondi dopo]

Lui: Qualcosa non va?

Piss-ano: No, tutto ok.

Lui: Ah, siccome non hai reagito…

Piss-ano: A cosa?

Lui: Alla battuta.

Piss-ano: Quella sugli specchi d’acqua?

Lui: Certo.

Piss-ano: Banale, quasi scontata. Direi che non faceva affatto ridere. Come umorista non sei neppure mediocre.

Lui: Mi sembri uno studentello saccente e spocchioso.

Piss-ano: E tu un uomo sposato che vuole farsi il giovinetto a tutti i costi. Peccato che tu non possa vantare le credenziali di Zeus.

Lui: E tu che ne sai delle credenziali che posso vantare io?

Piss-ano: Vantare? Tu? Allora sì che ci sarà da ridere!

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12 novembre 2006

#7 - V.M. 14

Lo trovo al cinema, e l’esordio è già pessimo: quando osservo che il film potrebbe essere pesante mi risponde che lui, dopo Le chiavi di casa, può vedere tutto e ha infatti programmato una maratona Via col Vento – Rossella con la sua amica cinofila. Perché lui è resistente a tutto.

Tesoro, penso, ci sono modi più produttivi di massacrarsi i coglioni. Se proprio hai voglia di soffrire posso costellarti lo scroto di pinzette mordaci e dipingere sulla tua schiena un simil-Pollock con cere calde policrome… questo sì che lascerebbe il segno!

Io, eccessivamente elegante, tengo la conversazione sul basso profilo, facendo esperimenti di understatement. Lui, malvestito, sciorina competenze cinematografiche, estetiche, matematiche e chi più ne ha più ne metta. A film finito, resta a controllare se ha azzeccato tutti gli attori secondari, le comparse, se ha riconosciuto i comprimari, se la mano del truccatore è quella che dice lui o se si sbagliava. Perché lui sta imparando a riconoscerli tutti.

Comincio a credere che si tratti di un personaggio di Carlo Verdone e cerco un pezzo di carta per chiedergli un autografo… facciamo un giro, anzi due, attorno agli stessi, soliti isolati nel raggio di poche decine di metri dal cinema. Inizia un balletto oratorio poco coordinato, attacca un pippone sulla matematica, si scaglia contro i logici, salta di palo in frasca tra università e amicizie froce. Perché quello che fa lui è più difficile, più arduo, più lungo, più abbondante di quello che fanno tutti gli altri. Sospetto che ci sia un problema di compensazione e al San Tommaso che è in me prendono a prudere le mani.

Capisce che se non mi invita a casa io lo scaglio in Arno e gli tappo la bocca con una nutria morta. Gli lascio fare e dire tutto e mi riservo la possibilità di dire no in qualsiasi istante, con eleganza, che è tutto quello con cui sono uscito stasera.

Astemio, chitarrista, cattolica, colleziona pacchetti di sigarette (“posso mostrarti la mia collezione di pacchetti di sigarette?” diventerà tra qualche anno, penso io “posso mostrarti la mia collezione di lastre polmonari con le fasi del mio cancro?”). La sua coinquilina gli fa tutte le mattine un’iniezione di buscofen perché soffre di non so quali indicibili et lancinanti dolori muscolari. Mi guardo attorno in cerca di una nutria da sventrare…

Cattolica per davvero, è un pacchetto di disperazione sociale con accluso anulare destro ornato di cerchietto per recitare il rosario e cresima ad anni 10. Tra San Tommaso e il demonio, s’insinua la voglia di commettere la bastardata peccaminosa. Le mani prudono e mi pizzica la voglia di fare inciampare il credente. S’accresce la possessione demoniaca, smetto l’abito dell’elegante con understatement, precipito il discorso sulla lussuria (“Non mi fido dell’amore, ho sentito troppe dichiarazioni d’amore. Ma mi fido della lussuria, in tutto e per tutto”) e verso la sua stanza. Sul pomello della testiera del letto a una piazza e mezzo stanno non uno ma ben due rosari in legno, sopra il letto il Crocefisso adorno di due foglioline striminzite d’ulivo. Tutte le fantasie si coagulano improvvisamente in un’immagine degna del primo Almodovar, irresistibile.

Dieci minuti dopo, l’eleganza lasciata col cappotto nell’ingresso, l’ho steso supino sul letto con la testa sollevata da due cuscini, gli sono sopra e scopro che quanto a pompe il ragazzo è un incapace ma poco importa; gli scopo la bocca, gli afferro la nuca, premo, l’importante è che lui succhi il mio uccello e mi guardi beato mentre io ghigno sardonicamente in faccia a dio in croce.

- Insomma il matematico piace al filosofo?
-
Ricordati che sei solo parte di uno studio scientifico sul pompino.

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05 novembre 2006

#6 - Furto d'Autore

Prendo un treno: vo a Firenze dove mamma m’attende. Salgo sul treno e leggo. Leggo, perché i treni sembran fatti a bella posta per far leggere, o per origliare i discorsi dei co-viaggiatori e delle co-viaggiatrici, ma stavolta non c’era nulla da origliare e quindi leggo. Leggo [e vi prego di notare l’epanadiplosi dell’anadiplosi] uno di quei Libri Che Da Tanto Tempo Ho In Programma Di Leggere, un romanzo di un tale Calvino, un romanzo sul piacere di leggere –così lo descrive l’autore.
[…]
C’è un vento raso terra che trascina con folate di nevischio gli ultimi residui del mondo sparito: un grappolo d’uva matura che sembra colta adesso dal tralcio, una scarpina di lana per neonato, un giunto cardanico ben oliato, una pagina che si direbbe strappata a un romanzo in lingua spagnola con un nome di donna: Amaranta. Era pochi secondi fa o molti secoli che tutto ha cessato d’esistere? Ho già perso il senso del tempo.
Il treno entra in stazione, uno scontrino della coop mi fa da segnalibro e il tascabile torna nella tasca della giacca.
Scendo. Mamma. Shopping.
Ed eccomi a mettere e dismettere pantaloni a zampa, pantaloni senza zampa, pantaloni a stringere come vanno di moda adesso, pantaloni jeans, pantaloni di lana, lino, cotone, misto, fustagno, acrilico, sintetico e velluto. Togli la camicia, prova questa maglietta, come sta? Dolcevita, girocollo, collo a V, colletto. Dentro: cotone; fuori: lana. Manica lunga, mezza manica, tre quarti di manica, senza manica… canottiera!
- Canottiera? Dico: ma vi sembro Querelle di Brest? Al massimo sono la maîtresse del bordello!
- Ah, vuoi provare la lingerie per signora?
Delizioso il set di pizzo nero, oro e viola, calze reggicalze guepière baby-doll senza mutandine, ma questa proposta esiste solo nei miei sogni beati, e così proseguiamo come un fiume in piena di boutique in megastore travolgendo i commessi/schiavi che si frappongono tra noi e quella merce che pare essere l’oggetto del desiderio ma non lo soddisfa mai –noi, però, soddisfiamo casse.
Fino alla scoperta del delitto, della somma nefandezza, l’iniquità paradigmatica, l’atrocità infame, un misfatto scellerato, un crimine indebito, reato molesto, atto per lo meno inopportuno perpetrato ai miei danni, a me, ragazza di campagna (ancorché nobile) che vivo quasi ritirata e fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d'eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, reality nulla so né ho visto della violenza mondana! Poffardincibacco, arcipuffolina e anche perdindirindina se una notte d’inverno un viaggiatore è scomparso! Certamente rapito, il tascabile non è più nella sua tasca. Tutto ha cessato d’esistere, ho perso il senso del tempo… e poi? Ma a poco vale piangersi addosso, e allora Alt! Dietrofront! Tornare sui propri passi. Fiume: controcorrente! Che si sia smarrito il viaggiatore? Di megastore in boutique, di cassa in commesso, fino ai camerini di prova, passo al setaccio le vie dello shopping con disperazione crescente, oppresso dall’immagine di una crosta bianca su cui un vento raso terra trascina un grappolo d’uva. Ma nessuno l’ha visto. Se una notte d’inverno un viaggiatore non c’è… è tardo pomeriggio, tra poco prendo un treno. Che farò se non leggerò? Datemi il finale, voglio un finale, un finale qualsiasi, purché il libro finisca.
Una libreria mi salverà, mi dico. Alla prima il libro non c’è: terminato. Poi: mai avuto. Chi non tratta la casa editrice per ragioni politiche, chi non ordina il libro perché non si vende, chi l’ha da qualche parte in magazzino… ma non riusciamo a trovarlo. Sì, l’ultima copia… fallato. No: finito, esausto, esaurito, estinto. La maledizione stessa del libro sembra perseguitarmi accanita. E resto così: tronco, senza un finale.

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