25 febbraio 2007

Habemus Librum!

Dominio&Silenzio
-percorsi dell'identità maschile negli studi contemporanei-

ho finito - libiamo!
se tutto va come deve (e preghiamo l'editora), ci vediamo tra qualche mese in libreria
per i tipi de Il Dito e La Luna
con questa copertina? non so ancora...

vi prego vi scongiuro vi imploro
subissatemi di reazioni entusiastiche anche se non avete capito cos'è

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23 febbraio 2007

Meditazioni jenesi - moralità

Integrità morale, coerenza con la propria storia, disprezzo del compromesso politico in nome di un ideale più alto. Questo è la conferma che "I sentimenti più meschini hanno ancora per la Jeune-Fille il prestigio della loro sincerità.
Ma il vero punto è: stiamo parlando della coppia Rossi-Turigliatto o Carra-Binetti?

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22 febbraio 2007

(riflessioni jenesi) (sentenza)

(presto riapertura con nuova gestione)


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Meditazioni jenesi - rossi di rabbia

Il governo è caduto.
Finalmente un segno di rottura.

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19 febbraio 2007

#21 - Terrorismo? Diamoci un Taglio!

Manifesto per la Vasectomia Collettiva

– direttamente ispirato all’MCTF –

chiudiamo le tabaccherie per sconfiggere il tabagismo, tutti i bar per sconfiggere l’alcoolismo, i governi per sconfiggere i responsabili delle strategie del terrore, tutti gli organi di informazione per sconfiggere la minchionite acuta (contagiosissima, deleteria, uno dei sintoni è il revisionismo e le bolle dell'attenti al lupo splat), le chiese per sconfiggere l’idiozia e via via di questo passo possiamo arrivare a chiudere le tube di falloppio delle mamme perché spesso generano coglioni

(dal documento inaugurale dell’MCTF)

1. Il Movimento per la Vasectomia Collettiva (d’ora in avanti abbreviato in MVC) fa sua l’analisi e i principi ispiratori del Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio (d’ora in avanti abbreviato in MCTF).

2. L’MVC declina al maschile le conclusioni dell’MCTF e, ritenendo che anche gli uomini abbiano la loro parte di responsabilità e debbano farsene carico, si affianca a quest’ultimo con la ragionevole proposta di una vasectomia collettiva.

3. L’MVC ribadisce con forza e a tratti con veemenza che la propria ragion d’essere è nello stato delle cose nonché nella ragion di stato. L’MVC porta alle loro logiche conseguenze le contromisure statali ai fenomeni terroristici e le estende a tutti i fenomeni disdicevoli. La sicurezza (security) dei cittadini viene al primo posto, anche quando essi siano erroneamente convinti del contrario.

4. L’esistenza dell’MVC è coestensiva alla persistenza di ogni fenomeno terroristico, idiotico, stronzo o tascio. Lo slogan ufficiale e registrato sotto creative commons è “Diamoci un taglio!”.

5. Il sostegno a tutte le proposte di esplicitazione della consequenzialità logica di ogni intervento statale a favore della dignità di un po’ quello che cazzo pare al potente di turno è automaticamente dato dall’MVC e, se possibile, rideclinato al maschile. In particolare l’MVC aderisce alla proposta di seppellimento degli assorbenti usati lanciata in Lombardia per corroborare l’iniziativa formigoniana di sepoltura dei feti/embrioni e avanza la proposta di sepoltura per preservativi usati, lenzuola macchiate da polluzioni notturne e qualsiasi altro ricettacolo di sperma possibile (ivi compresi i terroristi di culo che pratichino il bareback). L’MVC pretende altresì di sapere dove diamine sono finiti tutti gli spermatozoi adesso che non c’è più il limbo. Retroattivamente si vuole anche sapere se i buoni dell’era pre-cristiana e i buoni non battezzati – ivi compresi numerosi filosofi e re – siano stati finora a sguazzare spiacevolmente nei frutti degli sprechi d’infami onanisti o se disponessero d’ambienti separati.

6. In appendice, l’MVC chiede che, in ragione dell’uso troppo diffuso che se ne fa presso il vasto popolo dei prototerroristi, la stella a cinque punte venga rimossa dal simbolo della Repubblica Italiana, coerentemente con la stigmatizzazione cui è attualmente oggetto.

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18 febbraio 2007

meditazioni jenesi - in traduzione

un prete cattolico e l'acne

D: Qual è la differenza tra un prete cattolico e l'acne?
R: Almeno l'acne aspetta che tu sia adolescente prima di venirti in faccia.

prontamente tradotto da www.loljesus.com, perché non si può negare questa perla al pubblico italico ed era un necessario passo per la presentazione dell'MVC al pubblico di questo blog.

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15 febbraio 2007

#20 - Senza Veli

Il compito di questa settimana recita:
«Scriviti una lettera d'amore bella e lunga»
…d’altronde se non ci pensa nessun altro…


Con te già l’incipit è difficile. Qualsiasi “Caro” o “Carissimo” ti rimanderebbe alla pubblicità della coop; so che penseresti all’ambiguità economica del termine e affermeresti con stizzita perentorietà che “venticinque euro per un signor pompino è un prezzo da svendite per cessazione attività!”

E con questa esplicitazione il problema dell’incipit l’abbiamo superato – bisogna sempre andare al livello metadiscorsivo, vero? Godi nel rendere la vita difficile agli altri o cosa? – ma mi tocca scrivere, a te, una lettera d’amore, e bella per giunta. Scrivere a te che sulla porta avvisi gli incauti pretendenti con un biglietto rosa: “Quel che ancora si chiama “amore” non è altro che il feticismo legato ad una merce particolare: la merce umana”. Furia misantropica e spocchiosa.

No, tu l’amore non lo vuoi. Non sono né le coccole rituali né labbra bollenti sul collo, non sono morsi appassionati sui capezzoli né stare avvinghiati su un letto profumato. So bene che tutto questo è solo l’imprescindibile conditio erotica sine qua non. È per questo che ti amo, per la sensualità elaborata che promani, la sensualità di un quadrato bianco su fondo bianco. Ogni gesto è il frutto di una combinatoria di elementi formali in cui ogni significante è trattato come le parole dalle quali estrai polisemie impreviste, suggestioni insperate, fantasmi. L’amore per te è un gioco linguistico, un esercizio di stile, una favola che attende di essere trasformata in mito. Su questo terreno io stesso – io/te – non sono in grado di vincerti e conquistarti; posso al più strapparti un sorriso compiaciuto.

Questa lettera d’amore sta diventando la lettera di un disperato che si guarda allo specchio con ironia angosciata. Anzi no: sei così perverso da impedire che l’angoscia sopravvenga, che il dramma si svolga, che si arrivi ad una qualche catarsi. Il tuo compiacimento intellettuale deforma la faccia in una maschera sardonica. Il sadico e il masochista s’incontrano e continuano a scambiarsi i ruoli. Vertigine etica e abisso di nefandezze. È per questo che ti amo, perché sei un’inezia moltiplicata e deformata in mille modi, fino ad occupare gli spazi siderali e gli interstizi subatomici. Incontenibile sia nella direzione dell’infinitamente piccolo che verso l’infinitamente grande, manchi di senso della misura. Arrenditi: non sei ancora un mito. Non sei neppure in grado di scriverti una lettera d’amore. Cosa ci vuole a snocciolare enciclopedicamente tutti i tuoi pregi, a esaltarli poeticamente per poi precipitarli abilmente nella monnezza dicendo che ad elogiare e amare i pregi sono bravi tutti ma poi – e citeresti Rilke – è dei difetti che ci s’innamora? Cos’è una lettera d’amore se non ancora una combinazione sapiente di elementi minimi accostati artigianalmente fino a quando non assumono senso dando l’illusione di restituire qualcosa a chi legge? Solo un altro prodotto letterario… No, non è questo che scalderà il tuo cuore.

Se fossi pessimista diresti che esso batte pleonasticamente. L’umorista in te direbbe che no: il cuore batte perché repetita juvant. L’analista osserverebbe che sistole e diastole non sono che un’endiadi. Ma no, le potresti combinare in una simploche, e via retorizzando… È questo il difetto che amo di te, che a discapito di tutti i tuoi giochi di parole non sai dire che quelli sono tutti tentativi di strappartelo via per donarlo a qualcuno. Bisogna essere te stesso per simpatizzare con la tragedia e l’eroismo di questa cosa. È per questo che hai rinunciato all’amore, perché in fondo non sei un comunicatore.

Adesso però per favore non piangere
non farne un dramma patetico
ripetiti
ricordati
che è un dono
che non potresti vivere neppure
se non ci fosse
in te
questa tensione etica a trasformare tutto in un gigantesco scambio di doni
e di cuori
e non pensare a
Mauss LéviStrauss Malinowski Bourdieu
Sanvalentino è stata l’occasione perché ti potessi regalare questa riflessione. Stropicciati un po’ gli occhi, sorridi un po’ meno sardonicamente. Ti amo.

E adesso va’, e continua a cercare il modo di donare questo benedetto cuore. Il mondo ha bisogno di eroi, gli eroi hanno bisogno di un mito che li accolga. Scrivilo.
Dio te ne sarà grato e chissà, potresti anche finirci invischiato in una strana storia. Fra l’altro Dio scopa da dio. Fidati.

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13 febbraio 2007

#19bis - Le interviste impossibili

Giocandolo incontra il Signore degli Organi (seconda parte)

“Be’, la vedo alterato ma spero di non averla fatta chiudere in sé stesso con questo argomento. Lei ha senza dubbio tutte le ragioni del mondo a lamentarsi, ma, si sa, a certi onori corrispondono oneri altrettanto grandi.”
“Temo di non seguirla. C’è qualcosa che mi sfugge… è raro che qualcosa mi sfugga – lei può ben capire. Raro e imbarazzante. Sia più chiaro.”
“Stavo riferendomi all’appellativo che ha in virtù di quella favoletta su chi sia la più importante tra le parti del corpo: se lei si fregia del titolo di Signore degli Organi-“
“Scusi se la interrompo ma c’è stato un fraintendimento. Il titolo è Signore degli Orgasmi, non degli Organi. Le sembro un tastierista? Dico, lei mi ci vede, non so, in qualche funerale di Stato a suonare un Lux Aeterna? Io che di luce poi... non è che se ne veda spesso. E con che cosa poi? Sarò anche flessibile ed elastico… ma un’intera tastiera! No, no, no, lei ha senza dubbio frainteso oppure ha letto male il fax. Ma può succedere, la capisco, sa: io per forza di cose sono costretto a scrivere col culo-
“Scusi, ma la invito ancora a moderare i termini. Ci spieghi piuttosto questo altro titolo, allora, di cui si fregia e che gli spettatori certo attribuirebbero ad altri che non a lei”
“Ad altri? E a chi altri mai?”
“Be’, la clitoride ad esempio, o il pene”
“La clitoride è una mia buona vicina, sì, e piuttosto nervosetta anche lei, ma la si trova solo una volta su due. E non è detto che sia dell’umore. Quanto al pene, immagino che lei stia parlando della testa di cazzo?”
“Per favore, per favore! Moderi i termini!
Sì, comunque mi riferivo proprio a lui, che molti di noi designerebbero come il Signore degli Orgasmi”
“Chi? Lui? Il Signore degli Orgasmi? Ascolti bello mio, premesso che anche lui lo si trova una volta si e una no, mentre io ci sono sempre, non mi vorrà mica far credere che quello voi dalle vostre parti lo credete il Signore degli Orgasmi, vero?”
“Si direbbe che non siate in buoni rapporti…”
“Frequenti ma non sempre soddisfacenti. E si capisce: io sono tutto un fascio di nervi sempre in attività e lui, invece, sta lì, tra il pendulo e il languido a fissare in terra mogio mogio, sempre ad aspettare una mano amica che lo tiri su, una che di gente di tal fatta sappia che farsene. Accade quindi che mi degno d’incontrarlo solo quand’è un po’ più imbaldanzito, vigile, come di uno che vada e venga con portamento eretto. E allora mi concedo di misurarmi con lui, ma spesso ahimè sono scintille! Prima di tutto perché entra quasi sempre senza bussare, e poi non ha senso della proporzione, c’è quando manca di spessore, quando di profondità, quando t’abbandona sul più bello stanco morto con la bava alla bocca, quando inizia per il verso sbagliato e non c’è modo di rimetterlo in carreggiata… nella migliore delle ipotesi riesce a fare il duro per una decina di minuti, e sono già casi rari. Devo però ammettere che, in casi ancor più rari, beninteso, si dimostra valere qualcosa e fonti autorevolissime sulla storia della sodomia dicono che in passato le sue prestazioni potessero lasciare esterrefatti, stupefatti, di stucco! Anzi, le parole esatte sono “di sale”. È un vero peccato che questa pioggia di fuoco continui ad imperversare in Medio Oriente.”

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01 febbraio 2007

#19 - Le interviste impossibili

Giocandolo incontra il Signore degli Organi (prima parte)

Vi parlo da una località angusta, curvilinea. Le pareti lucide e un fondo lacustre fanno da cornice – contemporaneamente asettica e malsana – a questa nostra intervista sperimentale. Il personaggio che non senza sforzo oggi si concede a noi ha preferito mantenere una certa forma di anonimato, onde evitare che la fama immeritata che lo precede possa nuocere all’intervista stessa. Lo chiameremo pertanto, come lui stesso ha deciso, il Signore degli Organi.
“Buonasera!”
“Ho… quasi… fini…toh! Ah. Un istante e sono subito da lei. Posso deliziarla con qualche nota del mio canto?”
“Ehm… magari dopo, grazie. Termini pure quel che sta facendo.”
Ecco, potete vedere il Signore degli Organi, sopra di noi, contratto in un ultimo sforzo… coronato dal successo… “Il suo è un mestieraccio, vero?”
“Uh… ahhhh!
Non me ne parli! Tutte le volte che inizio, mi sembra di non arrivare mai alla fine. Hmmm… Ecco, vede? ci risiamo! Ma, già che lei è qui, credo che mi tratterrò.”
“Se lo crede… d’altra parte Freud diceva di lei che prova grande piacere nel trattenere; ma associava la cosa ad un carattere avaro. Con questo non voglio offenderla ma…”
“Uh, Freud. Ma mi faccia il piacere – è proprio il caso di dire! Cosa vuole che ne sapesse Freud di me? E poi sono sempre stato così scomodo sul lettino di quello strizzacervelli! Non mi ci faccia ripensare che mi vengono le ragadi. Mi faccia citazioni più colte, non so…”
“Verlaine! Verlaine le ha dedicato un sonetto!”
“Guardi, dopo tutto quello che lui ha fatto a me e che io ho fatto per lui, era il minimo, era davvero il minimo. Perché avrei meritato un poema intero! Ma ha presente? Non passava giorno che non avesse bisogno di me.”
“Come tutti noi, d’altra parte…”
“Oh, sì, ma lui… e poi mi paragonava a pietruzze di marna rossiccia, le petits caillots de marne rousse. Dico, mi guardi. Le sembro una corona di pietruzze di marna rossiccia? Non mi pare affatto.”
“Be’, ma prima la chiamava anche garofano viola”
“Era solo un tentativo di lusingarmi per trarmi a sé. Mi vedeva, da lontano, e cominciava tutto un mieloso profluvio di versi… ma lei che l’ha citato sa bene come andava a finire: in lacrime, lattiginose, diceva lui, ma pur sempre lacrime! E delle volte pure lacrime e sangue, sa? Ma lui il sangue l’ha omesso, l’approfittatore, e parla solo di lacrime. Maledetti romantici! Lui e quella testa di cazzo suo amico”
“Su, adesso si calmi e non sia scurrile! Siamo in diretta.”
“È bene che il pubblico sappia. Devono sapere tutto. Me lo lasci dire, mi faccia sfogare, devo finalmente approfittare di quest’occasione per dire la mia, o no? Basta con le informazioni sommarie! Il pubblico ha il diritto di sapere. E poi io sono nervoso di costituzione. Non ci posso fare niente. Sono nervoso. Sono secoli, anzi millenni che mi mandate gli elementi peggiori della vostra razza. Tutti qui! Sa quanti stronzi…”
“Moderi il linguaggio, la prego. Questo è un servizio pubblico, ci potrebbero essere dei minori in ascolto”
“Senta, le cose vanno chiamate con il loro nome. E poi non sono stato io a chiamarli così. Voi vedete uno stronzo e re-go-lar-men-te lo mandate qui.
Sa quanti stronzi ho visto passare di qui?
Decine.
Dozzine.
Centinaja!
Di ogni tipo. Non c’è mai pace. Mai. Da quelli duri come se fossero de coccio a delle pappe molli che più molli non si può ma che sono pure loro, senza dubbio, degli stronzi. Anzi sono i peggiori, perché la tirano per le lunghe e fanno tanto di quel trambusto... da non dormirci la notte!”

(fine prima parte)

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